Quando la nuova delibera sullo stadio della Roma a Tor di Valle approderà in Assemblea Capitolina, i 29 consiglieri comunali grillini voteranno a favore. Il MoVimento 5 Stelle non avrà così bisogno di alcun «soccorso» dai banchi delle opposizioni per varare il definitivo via libera al progetto. A chiarirlo è lo stesso gruppo consiliare M5S che, rispondendo a un articolo pubblicato nell’edizione on line de Il Fatto Quotidiano, in cui si segnalavano le divisioni all’interno dei pentastellati. E pazienza se, prima del vertice decisivo di venerdì, tre portavoce abbiano votato contro. Quel che conta è l’ordine di scuderia arrivato da Beppe Grillo: si vota e poi si fa quel che decide la maggioranza. E, tra i 5 Stelle, in pochi hanno deciso di votare contro la mediazione prospettata dal leader e che prevedeva, appunto, il taglio delle cubature a Tor di Valle. «I consiglieri M5S Roma fanno sapere che i voti contrari sono stati tre ma l’impegno preso è che il gruppo vota in consiglio a maggioranza. Come è uso del M5S non solo nel Consiglio comunale di Roma ma in tutti gli organi in cui è eletto». Caso chiuso? Mica tanto. Perché prima che la Raggi ratificasse l’intesa con Parnasi e la Roma, il faccia a faccia con i consiglieri contrari al progetto è stato aspro. I tre «dissidenti» di per sé non costituiscono un problema: la maggioranza è di 25, i consiglieri M5S sono 29 e anche senza i tre contrari la Raggi avrebbe i numeri in Aula. Il problema semmai sono quei consiglieri che non hanno partecipato alla conta interna. Qualcuno, nonostante l’accordo benedetto da Grillo, potrebbe alla fine decidere di marcare visita e non partecipare al voto in Aula. È un’eventualità che teoricamente esiste, seppur smentita dal gruppo M5S e non contemplata dalle regole interne.
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Mal di pancia M5S. Ferrara: «Gruppo compatto»
Il MoVimento 5 Stelle non avrà bisogno di alcun «soccorso» dai banchi delle opposizioni per varare il definitivo via libera al progetto
La riunione di maggioranza sullo stadio dura ore, col M5S spaccato. Alla fine prevale la volontà di Grillo e Raggi, ma per molti pentastellati il sì allo stadio suona come un compromesso che snatura il MoVimento, nonostante il leader abbia spiegato l’avvio di una fase-due, costituita da meno attivismo e più governo. La Raggi s’incontra con i parlamentari Bonafede e Fraccaro e i consiglieri per smussare gli angoli, superare le resistenze. C’è chi si convince e chi oppone strenua resistenza, anche peri dubbi di legittimità dell’Avvocatura sulla delibera di pubblica utilità approvata durante la giunta Marino. L’ala più ortodossa del M5S resta tutt’altro che convinta nel votare un atto forse irregolare. Alla fine, vista la difficoltà divenire a capo della situazione, si decide per la conta interna. Il vertice si conclude con soli tre voti contrari, ma qualcun altro se ne va. Dal Campidoglio arriva la chiamata allo studio Tonucci, i dirigenti della Roma arrivano a Palazzo Senatorio e l’accordo si chiude. Nonostante i grillini contrari al progetto minaccino: «Questa volta se la votano loro, noi non ci presentiamo». Alla Raggi e a Grillo spetta ora ricucire lo strappo, anche se il capogruppo M5S in Aula Giulio Cesare, Paolo Ferrara minimizza e pubblica un post su Facebook da titolo «Virginia è una roccia e il gruppo è compatto»: «Un risultato importante. Grazie alla capacità dimostrata dal Movimento 5 Stelle di trovare soluzioni nell’interesse primario dei cittadini romani. Rispetto della legge e attenzione verso la sostenibilità ambientale e il territorio hanno guidato la nostra azione, che ha portato a un progetto innovativo, e in linea con i nostri principi. Taglio del 50% alle cubature e priorità nella convenzione alle opere di urbanizzazione utili alla città, sono solo due degli aspetti che rappresentano il segno del nostro lavoro sul progetto rispetto a come l’avevamo ereditato. Un lavoro condotto con fermezza e compattezza, per arrivare a uno stadio fatto bene».
(D. Di Mario)
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