Si aprono le porte del tribunale per la Lazio. Dopo aver rimandato l'udienza dello scorso 16 marzo, domani avrà inizio il processo di primo grado sul caso tamponi che ha portato al deferimento del club, del presidente Lotito e dei medici Ivo Pulcini e Fabio Rodia, accusati dalla Procura Figc di aver violato in sei occasioni il protocollo anti Covid. Come scrive Il Tempo, la società è convinta di poter dimostrare di aver rispettato le regole ed è pronta a difendersi fino al terzo grado di giudizio (presso l'Alta Corte del Coni), visto che la procura chiederà 5 o 6 punti di penalizzazione in classifica. Senza escludere l'eventualità - laddove necessario - di rivolgersi alla giustizia ordinaria (Tar). Ed è qui che entra in gioco uno dei tre capisaldi della memoria laziale.
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Lotito chiede giustizia
La procura chiederà 5 o 6 punti di penalizzazione in classifica per la Lazio dopo il caos tamponi
Stando a quanto specificato dalla Lazio, la norma della Figc che secondo il pm Chinè sarebbe stata violata, non è mai stata approvata dal Coni. Se questa tesi fosse confermata, le accuse verso il club sarebbero fortemente ridimensionate e i procedimenti dichiarati nulli. Ma non finisce qui. L'altro punto su cui batterà l'avvocato Gentile è già noto da tempo: non doveva essere la Lazio a comunicare le positività alla Asl, bensì il laboratorio di riferimento (Futura Diagnostica). L'ultimo obiettivo è quello di dimostrare che il test effettuato da Ciro Immobile lo scorso 26 ottobre fosse un caso di falso positivo. A sostegno di questa tesi i legali biancocelesti porteranno tre pareri eminenti: quello del prof. Fabrizio Pregliasco (Direttore Sanitario dell'IRCCS), del prof. Francesco Bondanini (ASL Roma B) e del prof. Patrizio Rossi (Sovrintendente Sanitario Nazionale INAIL). La procura però sta cercando di dichiarare inammissibile tutta la documentazione, pareri compresi.
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