rassegna stampa

L’ennesimo autogol di un calcio immobile

Vince Lotito e se ne chiedete i motivi non avrete alcuna risposta. Perde un’opposizione che non ha mai trovato candidati capaci di produrre un cambiamento radicale.

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Il fallimento della spedizione brasiliana, la fuga di Abete e Prandelli. Ci si chiedeva che altro poteva succedere, quasi automatico evocare lo scroscio di pioggia sui protagonisti di Frankenstein Junior intenti a scavare la fossa del cimitero. Perché al peggio, la storia è sempre pronta a ricordarcelo, non c’è mai fine. E dunque non restava che una sorta di rassegnazione.

Inevitabile prendere atto della conquista del potere da parte della maggioranza amatoriale del calcio italiano. Con qualche intrusione delle frange più deleterie di un professionismo fasullo.

Ecco dunque che da ieri c’è una Federcalcio nuova capace di proporre soltanto il peggio del vecchiume, senza indulgere a giochi di parole sul nome del presidente appena eletto. Di pattume, la coalizione vincente, ne aveva espresso a sufficienza, quasi nessuno ha saputo raccogliere il messaggio. Perché forze più vive del settore professionistico, come Juventus e Roma dominatrici del campionato, non contano. Vince Lotito e se ne chiedete i motivi non avrete alcuna risposta. Perde un’opposizione che non ha mai trovato candidati capaci di produrre un cambiamento radicale.

E così l’uomo delle banane dovrà trasmettere all’Europa e al mondo un’immagine avvilente della nostra organizzazione calcistica. Tra le delusione da archiviare, anche l’appecoronamento di Abodi che invano aveva proposto idee nuove trovando però una clamorosa bocciatura della lega professionistica. Anche se di modeste dimensioni, basta una poltroncina a regalare oblio più di qualsiasi filtro magico.

Dall’ammucchiata di Fiumicino emerge un solo dato di fatto: il clamoroso autogol che il calcio fa registrare.