Alla fine, la richiesta di sospensione per 30 giorni della Conferenza di Servizi che sta esaminando da settembre scorso il progetto definitivo della Stadio della Roma di Tor di Valle e doveva chiudersi oggi, è arrivata. Nel tardo pomeriggio di ieri, dagli uffici dell’urbanistica capitolina è partita la richiesta alla Regione, per iscritto e in anticipo, esattamente come il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, e l’assessore regionale all’Urbanistica, Michele Civita, avevano chiesto al sindaco Virginia Raggi e al vicesindaco Luca Bergamo nelle convulse telefonate dei giorni scorsi fra Campidoglio e via Cristoforo Colombo. Nel pomeriggio di ieri, riunione d’urgenza all’Assessorato regionale all’Urbanistica per valutare pienamente le motivazioni addotte dal Comune. È debole uno degli elementi richiesti dalla Regione per l’assenso: le motivazioni addotte per il rinvio, richiesto dal Campidoglio per la stipula della Convenzione urbanistica, ovvero il «contratto» che regolerà i rapporti fra il Comune e i proponenti, compresa la scaletta e i tempi delle opere pubbliche e private. Da quanto filtra, la Regione sarebbe propensa ad accordare la sospensione, a patto di inserire nero su bianco nel verbale che questa interruzione servirà per concludere la procedura urbanistica: in sostanza per approvare la variante (30 giorni difficilmente basteranno comunque) e, di conseguenza, anche la Convenzione.
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L’ennesima melina sullo stadio della Roma
La Regione sarebbe propensa ad accordare la sospensione di 30 giorni richiesta dal Comune, a patto di inserire nero su bianco nel verbale che questa interruzione servirà per concludere la procedura urbanistica
Per la seconda volta, poi, alla seduta della Conferenza andrà, in rappresentanza del Comune, l’ingegner Fabio Pacciani (Ufficio Piano Regolatore), al posto di Vittoria Crisostomi, nonostante per quest’ultima sia stata chiesta dalla Procura l’archiviazione del procedimento che la riguardava. Si apre, poi, un fronte tutto nuovo in sede di Conferenza: il Comune avrebbe espresso un parere negativo sul parere dell’Autorità di Bacino del Tevere. In sostanza, secondo quanto filtra, gli uffici capitolini richiederebbero a un altro Ente e non ai proponenti, una integrazione documentale riguardo al rischio per il dissesto idrogeologico. Secondo i rumors, l’Autorità di Bacino avrebbe espresso un parere favorevole con prescrizioni, sottolineando come, alla fine dei lavori, l’area passerebbe da un fattore di rischio 3 su 4 scendendo a 1 o 2, cioè nullo. Il Campidoglio, invece, in modo quantomeno irrituale, avrebbe richiesto un parere più «stringente» all’Autorità di Bacino che non avrebbe risposto, in pratica, al quesito se sull’area di Tor di Valle è possibile o meno redigere la variante urbanistica.
In pratica, quindi, al Campidoglio non piacerebbe il parere dell’Autorità di Bacino perché potrebbe essere interpretato come uno schiaffo in piena faccia a tutti quelli che, in questo periodo, hanno parlato a vanvera del rischio idrogeologico dell’area. Politicamente, poi, questa melina sta sempre più riducendo la capacità di manovra del Campidoglio. Se realmente oggi la Regione riuscirà a far mettere nero su bianco che i 30 giorni di stop vengono concessi solo per completare l’iter della procedura urbanistica, il Comune, giocando la sua ultima carta, si sarà infilato ancor di più in un angolo dal quale non si capisce come potrà uscire indenne. Difficilmente, infatti, le spaccature interne al M5S, la debolezza del Sindaco e l’impasse in cui le indecisioni dell’Amministrazione hanno gettatogli uffici tecnici capitolini, potranno essere superate: ciò che non è riuscito in 8 mesi di lavoro – 3 prima della consegna in Regione del progetto e 5 dall’inizio della Conferenza di Servizi – potrà essere fatto in soli 30 giorni? E, messa sul piatto l’ultima fiche della sospensione, le opzioni per il Campidoglio saranno praticamente ridotte a due: sì o no allo stadio. Una risposta definitiva, senza più perdite di tempo. Fine degli alibi.
(F. M. Magliaro)
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