Il gioco politico del cerino ora torna in Comune: la Regione ha fatto l’ultima «mandrakata» per non bocciare il progetto Stadio della Roma di Tor di Valle. Almeno fino alla prossima puntata, spetta ora alla Raggi dimostrare con i fatti di volere davvero lo Stadio e che l’estenuante tira e molla degli ultimi mesi, conclusosi con l’accordo del 24 febbraio scorso, sia finito. Ieri pomeriggio, come Il Tempo aveva anticipato, la Conferenza di Servizi regionale ha chiuso i suoi lavori sul vecchio progetto con un «no». Era il progetto figlio della delibera Marino, che la Raggi si è impegnata a modificare in modo che la Roma possa presentare le nuove carte. Dalla Pisana parte una nota che annuncia: «Il proponente, anche considerando che Roma Capitale, con propria deliberazione di giunta comunale del 30 marzo, ha avviato il procedimento di revisione del progetto come condizione necessaria per la dichiarazione di interesse pubblico, avrà tempo fino al 15/06/2017, data ultima per l’eventuale apposizione del vincolo da parte del Mibact, per presentare le controdeduzioni, anche mediante una diversa formulazione che, mantenendo le opere pubbliche e di interesse generale e garantendone la contestuale esecuzione con quelle private, potrà determinare l’avvio di una nuova conferenza dei servizi». Insomma, fino al 15 giugno c’è la proroga (della proroga della proroga… ): la Conferenza, chiusa come organo tecnico ma non smantellata, potrebbe ricevere le nuove carte qualora queste fossero finalmente pronte. In Campidoglio, filtra ottimismo e ci si aspetta che, entro una decina di giorni, la Roma porti una nuova bozza approfondita del progetto. A quel punto, il Comune dovrebbe onorare la sua parte dell’accordo e riuscire a velocizzare al massimo l’iter di approvazione della nuova delibera di pubblico interesse per avere entro fine maggio o ai primi giorni di giugno il nuovo testo varato dall’Aula Giulio Cesare. Qualora riuscisse il colpo di coda dell’ultimo secondo, la Roma e il Campidoglio presenterebbero questi nuovi atti come «controdeduzioni» alla chiusura della Conferenza che, quindi, si riaprirebbe.
rassegna stampa
Le proroghe infinite sullo stadio
La Conferenza in Regione chiusa col parere negativo, ma si può riaprire. L'assessore di Zingaretti accusa: "Dal Comune atti confusi e contraddittori"
Un percorso strettissimo e con possibilità di riuscita davvero ridotte al lumicino, senza considerare l’altissimo rischio di illegittimità: convocare una Conferenza di Servizi su un progetto e una delibera e poi chiudere su un’altra delibera e un altro progetto è una strada accidentata che, in caso di ricorsi, potrebbe essere annullata dal Tar. In alternativa, se questo iter non si concretizzasse, il progetto così come fino a oggi presentato andrà definitivamente in archivio, insieme a quello di Dino Viola e di Rosella Sensi, e si dovrà ricominciare da capo l’iter. La nota della Regione è chiara: il procedimento si è «concluso con esito negativo, prendendo atto dei pareri trasmessi dalle varie amministrazioni interessate e ribaditi, alla fine di marzo, con i pareri negativi dei Rappresentanti unici di Roma Capitale e della Città Metropolitana. Gli Uffici della Regione hanno contestualmente comunicato ai proponenti l’avvio della chiusura del procedimento, come prevede la legge, sottolineando il mancato completamento della variante urbanistica da parte di Roma Capitale e l’avvio del procedimento di apposizione di vincolo relativo alla porzione dell’immobile denominato “Ippodromo Tor di Valle” e area circostante da parte del Mibact». La nota della Regione, firmata dall’assessore Civita, si conclude con una vena polemica: «Si chiude una prima fase richiesta dal Comune di Roma Capitale che, per 7 mesi, ha impegnato molte pubbliche amministrazioni anche a decifrare pareri confusi e contraddittori. Auspichiamo chela revisione, da poco avviata, per modificare il progetto sia rapida e chiara, a garanzia dell’interesse pubblico». Da parte della Roma, pur comprendendo la logica del provvedimento regionale di ieri, filtra un po’ di disappunto, proprio legato alle difficoltà di comunicazione fra Regione e Comune.
(F. Magliaro)
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