(Il Tempo - A.Austini)La Juve va sempre all’incasso e giustamente tace. La Roma fa finta di niente, perché convinta che se pure parlasse non cambierebbe nulla. I vertici arbitrali, a bassa voce, difendono la loro classe di «fischietti» mediocri e inattaccabili.
rassegna stampa
Le due facce della protesta
(Il Tempo – A.Austini) La Juve va sempre all’incasso e giustamente tace. La Roma fa finta di niente, perché convinta che se pure parlasse non cambierebbe nulla.
Il giorno dopo il derby torinese rovinato da Rizzoli, il rumore più forte lo fanno i tifosi romanisti. Radio, web, social: negli spazi dedicati non si parla d’altro che del rigore negato al Torino e della mancata espulsione di Vidal. Gli arbitri continuano a sbagliare, quasi sempre nella stessa direzione: a favore della Juve e, di conseguenza, contro la Roma.
Se tra la gente serpeggia un comprensibile sconforto e una tale rabbia che potrebbe portare i tifosi a radunarsi sabato davanti alla sede della Figc in via Allegri, la società prosegue per la sua strada. Quella del silenzio. La sintesi del pensiero dei dirigenti è racchiusa nelle parole pronunciate da Baldissoni a novembre: «Se pensassimo che il campionato non è regolare perché gli arbitri decidono come finiscono le partite - la linea del diggì - non dovremmo scendere in campo». La Roma è convinta che alzare la voce sarebbe addirittura controproducente: mai concedere alibi ai giocatori. Non per questo a Trigoria sono felici della netta disparità nelle decisioni degli arbitri quando gioca la Juve o la Roma. Non solo: dà fastidio il silenzio «imbarazzato» dei media nazionali quando si devono analizzare gli errori a favore dei bianconeri e le reazioni spesso rassegnate di alcuni avversari. Vedi Ventura: un leone durante e dopo la gara con i giallorossi, stranamente calmo domenica sera.
Quelli che dovrebbero provare a cambiare le cose sono i capi degli arbitri. Ma i commenti «off the records» sulla prestazione di Rizzoli a Torino regalano un’inspiegabile giustificazione: «In campo il rigore su El Kaddouri non si poteva vedere - il pensiero del designatore quasi pensionato Braschi e dei suoi collaboratori - lo stesso Ventura se n’è accorto dalla tv. Si è visto che era rigore solo da un’immagine di una telecamera. Ma vogliamo davvero il calcio della tv?». L’ennesima chiusura all’utilizzo della tecnologia, ma questa è un’altra storia che si gioca a livelli più alti.
Il campionato italiano deve tenersi i suoi «fischietti» mediocri e nessuno paga più con le «retrocessioni» in serie B: la divisione delle «Can» ha tolto quel poco di meritocrazia che c’era una volta. Così Rizzoli potrà tranquillamente dirigere altri big match prima di rappresentare l’Italia al Mondiale brasiliano e nessun giovane promettente, a patto che ce ne siano, calcherà i campi della massima serie fino al prossimo anno.
Chissà cosa ne pensa Pallotta. Il presidente ha avuto modo di chiedere spiegazioni a Baldissoni e Zanzi, volati ieri a New York per un meeting sui diversi punti in agenda. A cominciare dallo stadio - «aspettiamo il progetto» ha ribadito Marino - passando per i conti in vista della prossima trimestrale e con uno sguardo attento alla comunicazione. Presto l’accordo con un’azienda che gestirà i media e l’apertura di una radio ufficiale sulle frequenze Fm del Lazio. Se fosse in onda oggi, si potrebbe parlare di arbitri?
© RIPRODUZIONE RISERVATA