rassegna stampa

La «tarantella» è finita

(Il Tempo – M. De Santis) – La verità, tutta la verità, nient’altro che la verità di Daniele De Rossi è chiara e semplice: «Io sto qui, ci sto bene e non ho mai chiesto a nessuno di andare via».

Redazione

(Il Tempo - M. De Santis) - La verità, tutta la verità, nient'altro che la verità di Daniele De Rossi è chiara e semplice: «Io sto qui, ci sto bene e non ho mai chiesto a nessuno di andare via».

Chiaro, no? Si è parlato molto di un corteggiamento insistito del Manchester City... «Vi racconto la verità. Volevo fare la conferenza che faccio ogni anno. A Irdning non ho voluto parlare perché ne sentivo di tutti i colori e non l'ho fatto neanche in Nazionale. Avevo già deciso di parlare, anche se tutte queste tarantelle hanno inevitabilmente spostato la discussione solo un argomento. La mia intenzione, però, era quella di fare una conferenza normale. Che cosa è successo? È successo quello che succede ogni estate con i giocatori un po' più richiesti: ci sono delle offerte e delle richieste. Per me, adesso, è importante dire la mia: io sto bene qui e non ho mai chiesto di essere venduto. Ho letto di tutto: messaggi di Mancini, telefonate, frasi che lui mi avrebbe detto. Niente di vero. Alcuni articoli mi hanno fatto sorridere, anche se alcune cose che sono state scritte sono state gravi perché possono aver indotto la gente a pensare male di me. L'unica promessa che posso fare è che il giorno che andrò via, ma dubito che arriverà, verrò in conferenza stampa e dirò che voglio andare via dalla Roma perché voglio vincere la Champions League o il campionato tedesco piuttosto che russo oppure perché voglio guadagnare venti euro di più. Mi prenderò le mie responsabilità. Finora non è mai successo: né in conferenza, né davanti ai dirigenti, né con emissari o allenatori di altre squadre. Questa è la mia verità. Spero che l'onestà che ho portato avanti per tutta la mia carriera sia una garanzia sufficiente. Quando c'è stato da parlare di soldi, di rinnovo del contratto, di discussioni perché volevo guadagnare di più, ad esempio, l'ho detto senza ipocrisie e senza problemi. Io non ho mai chiesto di andare via dalla Roma».

A Cesena, alla fine dell'ultima partita dello scorso campionato, disse che servivano giocatori e investimenti importanti per fare una squadra più competitiva. Secondo lei, questa Roma lo è?

«Gli investimenti ci sono stati e sono stati anche presi giocatori come l'attaccante e il terzino più ambiti da tutti. Abbiamo acquistato anche altri calciatori molto bravi che che ho scoperto ad Irdning. Mi spiace solo che siano andati via dei giocatori che sono sempre stati un esempio di grande professionalità e gente che ha fatto parte di un gruppo storico. Ma il materiale calcistico e umano che è stato comprato è molto importante e credo che sia un bel punto di partenza».

Forse tutta la «tarantella» è nata quando Sabatini ha detto che di fronte a un'offerta mostruosa lei non era incedibile e che non esistono più giocatori incedibili.

«L'offerta indecente è sempre difficile da quantificare. Il discorso, però, ci può stare: in passato sono stati venduti i giocatori più forti del mondo come Zidane, Cristiano Ronaldo, Ibrahimovic, Thiago Silva. Figuriamoci se non posso essere messo in discussione io. Con me c'è anche il discorso che io per la gente, come si è visto domenica sera, ho un valore affettivo notevole. Anche se spero sempre di essere considerato importante per quanto valgo come calciatore e non perché sono romano».

Che rapporto sta nascendo tra lei e Zeman?

«Dopo la partenza Luis Enrique non ho mai messo in dubbio la mia permanenza. Ho letto anche che io ho dei problemi con Zeman, un' altra bugia clamorosa. Alla fine della scorsa stagione ero dispiaciutissimo per Luis Enrique e lo sono in parte anche adesso. Ero straconvinto che sarebbe stato in grado di prendersi una bella rivincita. Quando la società stava per scegliere l'allenatore, speravo dentro di me che prendesse Montella. I motivi erano perchè lo conoscevo bene e perché sono convinto che sia un grande tecnico. Con Zeman avevo paura di poter avere qualche problema e invece ho trovato una persona completamente diversa da quella che immaginavo. Con lui mi trovo benissimo».

Quante squadre le hanno fatto la corte negli ultimi mesi?

«Una, quella che sapete tutti. Con insistenza potrei fare anche altri nomi, ma mai in maniera diretta, con qualcosa di concreto e con offerte degne di questo nome. Anche durante l'Europeo, che oggettivamente ho giocato abbastanza bene, circolava qualche voce. Ma la squadra che sapete tutti è quella che ha fatto i passi più concreti».

Ha mai avuto la sensazione che la Roma volesse cederla e se la sente di dire che resterà alla Roma?

«Questa è una domanda a cui dovrebbe rispondere la società. Loro, giustamente, hanno sempre espresso le loro vedute senza tirare in ballo quello che dicevo io. Credo che puntino molto su di me: mi hanno fatto un contratto importantissimo solo 6 mesi fa. Io posso solo dire quello che penso: la mia scelta l'ho fatta 30 anni fa e l'ho riconfermata 5 mesi fa».

Quest'anno la Roma parte per vincere?

«Ci siamo rinforzati più di altre squadre e abbiamo assottigliato il divario tecnico con le rivali. La Juve, dal punto di vista dell'organico, sembra ancora la più forte, ma non sempre la più forte vince. Guardate cosa è successo un anno fa con il Milan. Noi possiamo fare tutto. Non me la sento dire che vinceremo lo scudetto, ma la sensazione è che possiamo fare una grande stagione».

Problemi con i tifosi?

«La tifoseria ha già risposto domenica sera. Certo, ci sarà sempre qualcuno che appena sbaglierò una partita se ne uscirà come un gufo dicendo "si poteva vendere De Rossi e con tutti quei soldi comprare qualcuno più forte"».

Se la società volesse venderla, lei accetterebbe o farebbe di tutto per rimanere?

«Io ho sempre risposto al mio procuratore, a un eventuale persona che mi ha cercato e alla società. In questa occasione ho risposto semplicemente che volevo restare qui. Se la società mi dovesse chiedere una cosa simile, ragionerò in base alla motivazione che mi daranno».

L'obiettivo minimo è il ritorno in Champions?

«Non mi sento di mettere dei paletti. Diciamo che il mio sogno è tornare a fare la Champions, è troppo bella».

È vero che si sentiva spesso con Mancini e che le ha detto che restando a Roma avrebbe fatto la fine di Totti?

«Non mi ha mai detto questo. Anzi, da quello che so, stima tantissimo Totti. Con Mancini, poi, mi ci sono sentito solo una volta. Magari faccessi la fine di Francesco: lui almeno ha già vinto uno scudetto con la Roma, per me vincerne uno nei prossimi cinque anni sarebbe il massimo».