rassegna stampa

La Roma non va. Tocca a Spalletti

Dal mercato in arrivo solo un ritocco a centrocampo. Pallotta punta sul tecnico: "Sbagliato giudicare dopo due gare"

Redazione

Incapace di vincere le partite decisive. O quelle che potrebbero tirarla fuori dai guai in cui lei stessa si caccia, vedi la trasferta di Cagliari dopo il tonfo in Champions. La Roma combatte da anni contro il suo «male incurabile», senza trovare soluzioni nonostante siano cambiati cinque allenatori in sei anni, vari dirigenti e decine di giocatori. Un problema di testa, di personalità da opporre alla pressione di una città calcisticamente soffocante, un limite al quale si adeguano in fretta tutti i nuovi arrivati: è sempre questa la convinzione dentro Trigoria, una teoria che Spalletti non voleva accettare, ma ora anche lui si sta arrendendo all’evidenza. In venti anni per ben 35 volte è successo che la Roma abbia sprecato un vantaggio di due o più reti. Non può essere un caso. «È una delle squadre più forti che abbia mai allenato» diceva convinto il toscano, prima di prendere tre sberle dal Porto e altre due a Cagliari, quando la partita era ormai vinta. Nel giro di 180 minuti la fiducia dell’allenatore e dei calciatori si è drasticamente ridotta, l’entusiasmo azzerato e le prospettive ridimensionate. Dalla Champions all’Europa League, dalla voglia di “vincere tutte le partita perchè tanto la Juve la affrontiamo solo due volte” al nuovo complesso di inferiorità nei confronti dei bianconeri, capaci di portare a casa senza sforzarsi più di tanto le prime due partite. Ora Spalletti della sua Roma dice che “lotta poco” e sembra quasi una resa.

La sosta magari aiuterà a ricaricare le pile, Pallotta che vive a distanza e non assorbe la negatività dell’ambiente, ne è convinto: “Come si può giudicare dopo due gare andate male?” si chiede basito il presidente. Vallo a spiegare al De Rossi degradato dal tecnico dopo l’espulsione col Porto o al Florenzi goffo di Cagliari, due esempi di giocatori romani e totalmente esposti all’alone di pessimismo che, stando all’analisi quasi rassegnata dei dirigenti, contagia tutto e tutti. Non resta che sperare nella capacità di Spalletti di tirar fuori la squadra dalla crisi precoce, magari cambiando qualche interprete. Due esempi: Alisson e Paredes. Intanto a Sabatini restano due giorni per regalare all’allenatore un centrocampista. Dopo aver ricevuto un un “no” dal Psv per Propper e aver scartato i vari Stambouli, Flamini e Moutinho, ora il diesse è pronto a chiudere per un mediano tenuto top secret e in arrivo dall’estero, con i radar indirizzati sopratutto sul mercato francese. Il budget è di 1-2 milioni al massimo, inutile aspettarsi colpi ad effetto.

L’unico innesto previsto sostituirà Vainqueur, che sta per accettare l’offerta del Malaga dopo aver rifiutato Standard Liegi e Crystal Palace. Sadiq è stato ceduto in prestito al Bologna con una serie di clausole piuttosto complesse che consentiranno agli emiliani di riscattarlo e ai giallorossi, eventualmente, di riprenderselo. Oggi il nigeriano sosterrà le visite mediche insieme a Torosidis, ceduto a titolo definitivo e gratuito. È fatta anche per Ricci al Sassuolo (prestito con diritto di riscatto e controriscatto) ma la Roma ha bloccato, almeno fino a stanotte, la firma dei contratti. Il motivo è presto detto: il Lione ha chiesto Iturbe, l’argentino ha detto sì e i giallorossi idem, ma pretendono l’intero pagamento dell’ingaggio e una somma per il prestito con diritto di riscatto fissato. Se i francesi accettano (difficile), Ricci rimane a Trigoria. Esclusa l’ipotesi di una doppia partenza, tantomeno l’arrivo di un nuovo esterno d’attacco. Capradossi, invece, va in prestito al Bari che vuole anche Di Livio.

Chiuse le trattativa, Sabatini è pronto a farsi da parte. Ma stavolta non intende dimettersi, semmai discutere una rescissione consensuale con Pallotta del contratto in scadenza il prossimo giugno. Conoscendo il personaggio e i precedenti tutto è possibile. Persino un rinnovo del diesse.

(A. Austini)