rassegna stampa

La Roma, come faceva un motivetto sanremese di venti anni fa, si guarda e si vede brutta.

(Il Tempo – M.De Santis) – L’effetto, non da poco, è l’ottava caduta in una stagione vissuta sulle montagne russe. Ma quali sono le cause? «Non eravamo in serata, abbiamo fatto tantissimi errori e ho visto tanti giocatori...

Redazione

(Il Tempo - M.De Santis) - L'effetto, non da poco, è l'ottava caduta in una stagione vissuta sulle montagne russe. Ma quali sono le cause? «Non eravamo in serata, abbiamo fatto tantissimi errori e ho visto tanti giocatori al di sotto del loro livello.

Per noi, quando non riusciamo ad avere un ottimo possesso di palla o non troviamo la profondità, è tutto più difficile», spiega, mostrando la faccia delle peggiori occasioni, un accigliato Luis Enrique. «Siamo molto lontani - continua l'asturiano - dalla regolarità che dobbiamo avere. Ancora una volta potevamo fare un bel passo in avanti in classifica e non ci siamo riusciti». L'analisi della Caporetto senese, però, parte da un no comment: «Il rigore? Non parlo mai dell'arbitro». Ma continua con tutto il resto: «C'è mancato qualcosa, anche se fino al gol di Calaiò avevamo avuto l'atteggiamento giusto. Poi, dopo il rigore, abbiamo accusato troppo. Problemi in difesa? I giocatori non sono robot e purtroppo quando attacchiamo lasciamo molti spazi alle nostre spalle e possiamo soffrire qualcosa in più del dovuto. Il calcio non è una scienza esatta e trovare una soluzione non è una cosa semplice».

Il verificarsi di un errore decisivo di Kjaer, purtroppo, sembra diventata una scienza esatta. Troppo facile, però, sparare su un solo pianista. Luis Enrique, infatti, preferisce difendere pubblicamente il biondone danese: «Non è mai tutta colpa di un singolo, siamo una squadra. Una volta sbaglia uno, una volta sbaglia un altro. Kjaer attaccante nei minuti finali? È stata una mossa della disperazione che ho scelto di fare anche se non mi è piaciuta». Anche la storia degli altri che si chiudono, aspettano, fanno sfogare la Roma e poi la puniscono si è ripetuta un'altra volta: «Abbiamo comunque portato tanti calciatori dentro l'area avversaria, anche se poi il Siena si è difeso davvero molto bene. Merito loro e demerito nostro, ma dobbiamo continuare con queste idee. Io quando preparo una partita la faccio pensando che i miei calciatori siano tutti al 100%. Anche stavolta ci sono sempre stati due-tre uomini dietro il pallone, ma attaccare è sempre più difficile che distruggere il gioco. Poi, certo, c'è sempre l'interpretazione dei giocatori che fa la differenza. Se facciamo errori che per tutta la settimana abbiamo detto di non fare non ci possiamo fare niente, è il calcio. Forse ci è mancata un po' di verticalizzazione vicino all'area avversaria, nonostante sia già successo tante altre volte con le squadre che hanno giocato contro di noi chiudendosi a riccio in difesa». (...)