Il lungo sisma che scuote il Campidoglio avrà sicuramente delle ripercussioni sul dossier Stadio di Tor di Valle. Il primo effetto dell’uno-due, Muraro-Marra, è quello di rendere la posizione del sindaco, Virginia Raggi, e, di conseguenza del suo vice, Daniele Frongia, molto più deboli e traballanti sia nei confronti dei vertici nazionali che, anche, verso quegli assessori – e Berdini primo fra questi – con cui sindaco e vice sono entrati in contrasto. Su Marra, a inizio settembre quando si dimise il capo di gabinetto, Carla Raineri, Berdini sparò alzo zero: «Deve essere messo nelle condizioni di non nuocere, deve fare un passo indietro». Marra rimase prendendo sempre più quota nei destini della Raggi e oggi Berdini può comodamente stappare una bottiglia sulla riva del fiume. Lo stato di fortissima tensione fra Berdini da una parte e Frongia (e la Raggi) dall’altra si è manifestato apertamente negli ultimi giorni. A dividere i due, in primo luogo, proprio la questione Stadio: per Berdini si deve azzerare tutto e riportare il progetto dentro quanto previsto originariamente nel Piano regolatore del 2008. Il che vuol dire, di fatto, cancellarlo visto che questa soluzione sarebbe economicamente insostenibile. Frongia, invece, vorrebbe trovare un accordo limando un po’ le cubature ma lasciando invariata la sostanza del progetto.
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La Raggi è più debole. E lo stadio della Roma si allontana
Il sindaco ed il suo vice, Daniele Frongia, traballano e potrebbero dimettersi: il progetto dello Stadio di Tor di Valle subirà delle ripercussioni
In mezzo, sarebbe scesa in campo la Raggi che, dopo il via libera sostanziale al dossier dato dai vertici nazionali penta stellati, avrebbe deciso di metterci la faccia per chiudere l’accordo. A testimonianza del clima pesantissimo che si respira in Giunta, nei giorni scorsi, Berdini in un’intervista aveva definito «commissariato» il vice sindaco dalla decisione della Raggi di avocare a sé il dossier. A stretto giro, la replica di Frongia che, interpellato da Radio Radio circa il rispetto dei tempi per l’approvazione del progetto, si è lasciato andare a un algido: «Dovremo confrontarsi con l’assessore competente», senza nemmeno fare il nome di Berdini. Di certo, la Raggi dopo aver difeso a spada tratta per mesi sia la Muraro che Marra non è solo politicamente debolissima ma ha anche il problema di non potersi permettere di sostituire un altro assessore. Anche perché Berdini ha due deleghe, urbanistica e lavori pubblici, e difficilmente il sindaco potrà trovare su piazza un’altra persona disposta a caricarsi di questo fardello e, quindi, dovrebbe spacchettare gli assessorati aumentando, per di più, il problema quote rosa che si è aperto proprio con le dimissioni della Muraro.
In mezzo a tutto questo marasma, però, il cronometro scorre e oggi, stando al suo stesso crono programma, Berdini avrebbe dovuto ottenere il voto del Consiglio comunale sulla variante urbanistica. Che, però, non ha ancora neanche scritto e portato in Giunta. In sostanza, almeno per quel che riguarda gli atti di competenza del Campidoglio così come Berdini stesso li ha calendarizzati, il Comune ha già accumulato un mese di ritardo sulla tabella di marcia prevista. Tempi che potrebbero anche allungarsi ulteriormente visto che, lo scorso 9 dicembre, la Raggi ha revocato l’incarico di Direttore della Trasformazione urbana all’architetto Vittoria Crisostomi, destinandola a un incarico ancora da definire al Dipartimento patrimonio. Manca la nomina del successore della Crisostomi che, proprio per il suo ruolo di Direttore della Trasformazione urbana, è anche la rappresentante del Comune in Conferenza di Servizi regionale. È quindi molto probabile che, alla prossima seduta plenaria della Conferenza prevista per il prossimo 12 gennaio, il Comune potrebbe presentarsi con un nuovo rappresentante, certificando sempre di più questo stato di confusione e anarchia visto con sempre minore pazienza dal lato dei proponenti.
(F.M. Magliaro)
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