(Il Tempo) Perché è ovvio che le colpe di questa sconfitta, che interrompe la striscia positiva giallorossa, sono principalmente della Roma che non chiude una partita per certi versi già vinta. La squadra di Zeman non riesce a concretizzare la mole di gioco sviluppato nella prima mezz'ora, si addormenta più volte in difesa e non ha mai il cambio di passo che le avrebbe consentito di mettere in cassaforte tre punti fondamentali in questa nona giornata di campionato. Eppure era iniziata nel modo sperato dai tifosi romanisti. Zeman rischia e mette dentro un Dodo' che solo qualche giorno addietro aveva definito al cinquanta per cento della condizione. La scommessa viene ripagata perché il brasiliano, attesissimo dal popolo giallorosso, gioca una buona gara dimostrando di avere i numeri che aveva fatto intravedere nei pochi minuti giocati contro l'Aris nel pre-campionato.
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La ciliegina sulla torta la mette Massa
(Il Tempo) Perché è ovvio che le colpe di questa sconfitta, che interrompe la striscia positiva giallorossa, sono principalmente della Roma che non chiude una partita per certi versi già vinta.
Il resto è la formazione annunciata alla vigilia con Pjanic che va a prendere il posto di un Florenzi non al top della condizione e Destro in panchina per il tridente «consueto» Lamela-Osvaldo-Totti. E la Roma così funziona, gira a mille e si smarca dalla consueta partenza al rallentatore che l'aveva caratterizzata in questo avvio di campionato. I giallorossi arrivano da tutte le parti, il gioco di Zeman sembra iniziare a fare il suo effetto e l'Udinese ne subisce le conseguenze. Totti in regia distribuisce palloni ai compagni che ormai sembrano aver capito: quando ha lui la palla vai dentro che poi ti arriva. Dopo venti minuti, proprio su questa dinamica, il meritato vantaggio porta la firma di Lamela. Triangolo a velocità supersonica con Pjanic-Osvaldo-Pjanic con palla a Lamela che va sul fondo e fa tutto da solo: tocco sotto con l'uscita a vuoto di Brkic e Roma avanti. Nemmeno il tempo di riportare la palla al centro che la Roma è di nuovo lì: stavolta è Osvaldo ad andare sul fondo (pazzesco taglio verticale del solito Totti) e a mettere la palla nel mezzo: gol da centravanti, firmato ancora Lamela, che sigla la sua prima doppietta in campionato con la maglia della Roma.
I giallorossi potrebbero dilagare, ma allentano la presa e arriva l'inevitabile calo: forse fisiologico. Il buco dura una decina di minuti nel quale succede di tutto: il 2-1 targato Domizzi, un paio di svarioni difensivi da arresto dei giallorossi, un gol salvato da un recupero fenomenale di Marquinhos e un triangolo friulano che non arriva in porto solo per caso. È il campanello d'allarme che risveglia la Roma che chiude in avanti la prima frazione di gioco. Ma il black-out temuto in avvio di gara arriva, paradossalmente, all'inizio del secondo tempo. Al primo affondo la difesa della Roma va in bambola: dormita collettiva sulla quale non basta il miracolo di Stekelenburg su Di Natale che alla seconda occasione riporta in pari la gara.
Poteva finire così con una squadra di Zeman? Ovviamente no, la maledizione si accanisce sulla Roma che sbaglia l'impossibile davanti ai pali difesi da Brkic: Osvaldo due volte, poi De Rossi e infine Totti lambisce il palo a portiere battuto. Sarebbe stato un pareggio brutto, del quale la Roma si sarebbe dovuta interrogare a lungo, se il giovane Massa non avesse voluto dare il suo contributo alla gara. Castan chiude su Pereyra che si lascia cadere in area: il fischietto tentenna, aspetta il suggerimento dell'arbitro di fondo, e poi indica il dischetto. Serve altro? Si, tre minuti di recupero (decisione imbarazzante) e un rosso a Tachtsdis che farà felici molti romanisti... o presunti tali!
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