rassegna stampa

Inutile chiedere quel che nessuno può avere

(Il Tempo – G. Giubilo) – Il buon William Shakespeare non avrebbe avuto esitazioni sulla scelta dell’interprete ideale per il suo «Giulio Cesare», nel ruolo di Marco Antonio.

Redazione

(Il Tempo - G. Giubilo) - Il buon William Shakespeare non avrebbe avuto esitazioni sulla scelta dell'interprete ideale per il suo «Giulio Cesare», nel ruolo di Marco Antonio.

Ai nostri tempi, lo avrebbe individuato in Francesco Totti, la famosa orazione gli sarebbe andata a pennello. Come era stato bravo Antonio, nel suo «seppellire Cesare, non celebrarlo», infiammando e trascinando il popolo inizialmente ostile, modificandone i sentimenti grazie a un'operazione dialettica che è rimasta un monumento del teatro. Doveroso inchino al capitano, che è nel cuore di tutti i romanisti, e non soltanto, nella sua lunghissima carriera che ancora non è destinata a concludersi, non ha regalato soltanto gesti tecnici che sono divenute icone da adorare, ma anche lezioni di vita e manifestazioni di solidale umanità che hanno fatto breccia nei cuori. E Francesco è troppo intelligente per non avere compreso come questo fosse il momento adatto per una mozione degli affetti che riscuotesse larga popolarità. Lui è sempre stato un bel paravento, per non ricorrere a termini più familiari e meno signorili. Conosce gli umori della tifoseria romanista, sa che una parte di questa è restia ad adattarsi a una nuova realtà, nostalgia di chi prometteva sogni e regalava parametri zero da incubo. Può darsi anche che nel lungo colloquio con la stampa a Brunico, Francesco non abbia voluto negarsi l'opportunità, a distanza di tempo, di una punzecchiatura nei confronti di Franco Baldini, che la proprietà americana aveva scelto come suo principale punto di riferimento. Quell'accenno a una presunta pigrizia Francesco non lo aveva mandato giù, il suo piatto freddo lo ha servito a distanza di mesi. Senza alcun accenno diretto, ma le sue parole sui grandi campioni che non arrivano, sul gap nei confronti di Juventus, Milan e Inter non possono suonare gradite al Direttore generale, tuttora impegnato con Walter Sabatini a garantire alla Roma un organico competitivo. Sono arrivati giocatori di buonissimo livello, qualche casella vuota troverà presto il nome giusto. Ma se la massa invoca il «top player», espressione che riempie le bocche ma offende il buonsenso, ascolti almeno le parole di Galliani, uno che di mercato se ne intende: e che ha chiarito come le società italiane non siano in grado di sfidare, sul piano economico, le dinastie del petrolio e del gas. Furbo e simpatico, il capitano, anche nel chiarire che l'allenatore non lo ha scelto lui, salvo a celebrarne poi schemi e lavoro. Così nessuno si offende.