Per un’opera che non si riveli una cattedrale nel deserto servono grossi investimenti che la Roma aveva messo in conto, ma all’appello mancano 220 milioni. Lo stadio che sorgerà a Tor di Valle costa meno delle infrastrutture necessarie per permettere di arrivarci agevolmente.
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Infrastrutture più costose Mancano 220 milioni
Per un’opera che non si riveli una cattedrale nel deserto servono grossi investimenti che la Roma aveva messo in conto, ma all’appello mancano 220 milioni.
«La stima sommaria dei costi complessivi delle urbanizzazioni funzionali alla costruzione del nuovo impianto è di circa 270 milioni di euro», recita la documentazione ufficiale resa pubblica ieri e consultabile presso la Casa della città, struttura in vetro inaugurata per favorire il dialogo tra il Comune e i cittadini. Per le opere stradali ne serviranno 93, quasi 60 per i 207 mila metri quadri di parcheggio, estendibili a 229, e 64.5 per le «connessioni esterne», 40 dei quali per il ponte sul Tevere che collegherà la via Ostiense con l’autostrada Roma-Fiumicino. La Roma e i finanziatori provvederanno a pagare circa 50 (cifra da definire) dei 270 milioni previsti, mentre i restanti 220 arriveranno dallo sfruttamento dell’area a scopi commerciali e immobiliari (un Business Park in cui sorgeranno due alberghi).
Il Comune non spenderà un centesimo. Per la costruzione delle opere private è invece prevista una spesa di 341 milioni di euro: 254 per lo stadio, 7 per la nuova Trigoria e 75 per gli spazi commerciali. Il totale? Non il miliardo di euro declamato dal sindaco Marino, ma i circa 600 milioni stimati da Pallotta. Nello studio di fattibilità mostrato nei tablet espositivi si parla di uno stadio da 60.218 posti e viene assicurato che il fallimento della Sais, società che ha venduto l’area alla Eurnova di Luca Parnasi, non inciderà sulla realizzazione. «Dobbiamo consegnare l’esame entro il 27 agosto, ma stiamo già facendo la richiesta per la conferenza dei servizi entro fine luglio», ha promesso l’assessore Giovanni Caudo. Anche il sindaco ha fretta: «Immaginiamo di ultimare la parte istruttoria in meno di 70 giorni, un tempo del 25% inferiore a quello che la legge ci concede, ma senza nessuna scorciatoia».
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