Serviva una vittoria, la prima della nuova gestione Spalletti, ed è arrivata contro il Frosinone penultimo in classifica. Ma i tre punti, assieme al primo gol in giallorosso di El Shaarawy e poco altro, solo le poche cose liete di una serata complicata per una squadra molto lontana da quella che il nuovo tecnico immaginava di poter rifondare. Troppo poco il tempo e troppe le assenze, soprattutto quelle piovute in extremis, per pensare di poter svoltare.
rassegna stampa
Il Faraone sblocca la Roma
I giallorossi tornano alla vittoria, il Frosinone si arrende nella ripresa. Apre Nainggolan, pari di Ciofani, decide la prodezza di El Shaarawy
Tra le fila giallorosse regna ancora il caos, il problema «psicologico» è tutt’altro che risolto, ma un primo passo è stato fatto: piccolo, ma è già qualcosa. Anche se al successo di ieri sera va fatta la tara di un avversario che, seppur di buona volontà, è proprio di un’altra categoria e difficilmente riuscirà a restare in serie A.
SPALLETTI CAMBIA - Gli infortuni in extremis di Digne e Torosidis costringono, complice anche l’assenza di Florenzi, Spalletti a cambiare: tutto. I giocatori ovviamente, perché probabilmente non avrebbe mai messo dall’inizio i due arrivati a Roma nelle ultime quarantotto ore. Invece tanto il «lento» Zukanovic, quanto El Shaarawy partono dall’inizio: uno da terzo difensore, l’altro sulla fascia sinistra con Rudiger che va addirittura a fare l’esterno dall’altra parte del campo. Il bilancio è un centrale e un attaccante da terzini. Ma anche modulo, perché la squadra di Spalletti cambia più volte in corsa. Insomma è una Roma piuttosto rabberciata, costretta ancora una volta a inventare.
SUBITO ROMA, POI BUIO - Parte forte la Roma, sembra avere le cose giuste in testa, dopo due settimane di cura Spalletti. Arriva a da tutte le parti in un avvio all’arrembaggio che sfocia nel vantaggio firmato ancora da Nainggolan: due gol su due dell’era Spalletti portano la sua sigla. Poi, quando la serata sembra messa bene, arriva la doccia fredda: puntualissima. Bambola difensiva di una retroguardia chiaramente non affiatata: De Rossi, buca, e Zukanovic si presenta con la prima «non chiusura». Poi Ciofani tira fuori il coniglio dal cilindro e inchioda Szczesny: fa 1-1 e tutto da rifare.
CAOS E POCA LUCIDITÀ - La reazione giallorossa arriva, ma solo a tratti perché la manovra non è fluida ed è lampante come più che una squadra la Roma sia ancora un’accozzaglia di giocatori messi assieme. Ieri erano addirittura cinque giocatori messi fuori ruolo. E lì davanti la Roma continua a sbagliare troppo: Salah che aveva fatto impazzire il campionato italiano, è lontano anni luce e Dzeko è lasciato come sempre a fare a botte da solo. Bella la sua girata al 35’ sulla quale Leali su allunga in angolo. Così, il primo tempo si chiude sull’1-1 tra i fischi dei pochi romanisti (seimila paganti) surclassati fin qui dai quasi duemila ciociari piombati nella Capitale.
MEGLIO LA RIPRESA - Il secondo tempo si apre ancora con la Roma in avanti. Tre minuti e la coppia che non doveva giocare rimette in piedi la serata: cross di Zukanovic e gran colpo di tacco di El Shaarawy che pesca dal sarcofago un colpo impossibile. Fa 2-1 e Roma che inizia a giocare meglio, anche se ogni volta che il Frosinone supera la metà campo lì dietro gambe e teste tremano. Spalletti capisce che è tempo di cambiare e pesca dal passato togliendo a sorpresa Dzeko per Totti: il bosniaco che fin qui ha lavorato e preso colpi per tutti, non la prende bene per niente. Il Capitano giallorosso invece gioca la partita numero 593 in serie A e riesce a dire ancora una volta la sua mandando Pjanic in porta con una facilità imbarazzante: rasoiata millimetrica del bosniaco che sigla il suo ottavo gol stagionale e fissa il risultato sul 3-1.
Bene così, ma Spalletti ora ha capito: sì, pensava di venire a Roma e dover fare un grosso lavoro, ma forse nemmeno lui immaginava quanto realmente ci fosse da fare per riportare questa squadra dove pensava di essere... e non è più.
Martedì contro il Sassuolo di Di Francesco servirà altra roba per uscirne indenni e senza Manolas squalificato bisognerà inventare ancora.
(T. Carmellini)
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