rassegna stampa

Gli ultrà laziali: “Venti adesivi per fare un po’ di sfottò”

La procura della Repubblica preme il piede sull’acceleratore, puntando il mirino su 13 delle 20 persone identificate in relazione agli adesivi di Anna Frank con la maglia della Roma

Redazione

Prima l’iscrizione sul registro degli indagati. Poi il daspo. E dopo ancora le perquisizioni. La procura della Repubblica e il questore Guido Marino premono il piede sull’acceleratore, puntando il mirino su 13 delle 20 persone identificate in relazione agli adesivi di Anna Frank con la maglia della Roma, gli stessi che alcuni tifosi della Lazio hanno lasciato in curva sud durante la partita tra i biancocelesti e il Cagliari. «Si è trattato solo di uno sfottò per ridere e basta. In curva c’erano solo 20 o 30 adesivi, gli altri erano della Lazio. È una follia, hanno esagerato», dicono alcuni degli indagati. Tra le persone che dovranno difendersi dalle accuse mosse dal procuratore aggiunto Francesco Caporale, solo in 5 apparterrebbero al gruppo ultras «Irriducibili». I 13 iscritti sul registro degli indagati hanno tra i 17 e i 53 anni. Provengono tutti da Roma, anche se uno è nato ad Anzio e un altro è residente a Formello, proprio dove sorge il centro sportivo della Lazio. In realtà ci sarebbe anche un tredicenne, ma non è imputabile, data l’età inferiore ai 14 anni. Nei suoi confronti non è possibile neanche emettere il provvedimento del daspo: «Può essere comminato anche nei confronti di soggetti minori di anni 18, che abbiano compiuto il quattordicesimo anno di età», recita la norma. Diversa la questione per altri 13 tifosi, almeno relativamente al «divieto di accedere alle manifestazioni sportive».

Undici dei 13 provvedimenti emanati hanno durata di 5 anni, uno dei quali con l’obbligo di firma, in quanto la persona che ha ricevuto la notifica, un cinquantatreenne, aveva già scontato un precedente daspo terminato l’anno scorso. La posizione più grave è quella di un 46enne: i numerosi precedenti a suo carico e il fatto che sia già stato «daspato» tre volte (l’ultimo provvedimento di 5 anni era finito nel 2013), non hanno giocato a suo favore: secondo le disposizioni della Questura non potrà frequentare manifestazioni sportive per i prossimi 8 anni. E in più è stato sottoposto all’obbligo di firma. Gli altri provvedimenti sono a carico di persone senza precedenti penali: tutti di età compresa tra i 17 e i 30 anni. Intanto prosegue il lavoro della Digos e del Commissariato Prati, che hanno analizzato a più riprese tutti i video delle telecamere di sorveglianza dell’Olimpico, con particolare riferimento all’area della curva sud dove sono stati scritti messaggi antisemiti e attaccati adesivi di Anna Frank in maglia giallorossa. E proprio dall’analisi dei fotogrammi catturati allo stadio, ieri, la Digos di Roma ha eseguito 13 perquisizioni domiciliari nei confronti degli indagati. Nel corso dell’operazione è stato rinvenuto materiale riconducibile sia alla fazione ultras degli «Irriducibili», sia a contesti politici della destra extraparlamentare. Le persone coinvolte sono state accusate di aver violato la legge Mancino: avrebbero adottato comportamenti discriminatori in curva sud e avrebbero incitato all’odio razziale in occasione della partita del 22 ottobre scorso. Accuse pesanti alle quali corrisponderà una battaglia legale per nulla scontata: solo qualche giorno fa la Cassazione ha infatti bocciato il ricorso della procura con il quale veniva contestato il provvedimento del gip di Roma: «L’espressione giallorosso ebreo ha la finalità di deridere la squadra avversaria ed è ricollegabile allo storico antagonismo» fra le due compagini capitoline.