rassegna stampa

Gervinho tuttofare. Un terzo dei gol è suo

(Il Tempo-E.Menghi) Se non segna, fa segnare. Se Garcia lo reputa insostituibile, è perché Gervinho non è solo corsa e dribbling. È il giocatore più decisivo della Roma.

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(Il Tempo-E.Menghi)Se non segna, fa segnare. Se Garcia lo reputa insostituibile, è perché Gervinho non è solo corsa e dribbling. È il giocatore più decisivo della Roma.

Cinque gol in campionato portano la sua firma, in altri dieci ha messo lo zampino. Nascono dai suoi piedi, dalle sue iniziative personali, ma anche dal suo altruismo, ben il 33,3% delle reti romaniste, che finora sono 45 in 21 giornate. Numeri che parlano di un attaccante vero. Eppure, di gol se n’è mangiati tantissimi ed era arrivato dall’Arsenal con l’etichetta dello «sprecone», con tanto di video a supportare la tesi dei suoi ex tifosi. Quelli nuovi, quelli vestiti di giallorosso, impazziscono per lui. Ha rubato il cuore dei più piccoli, che allo stadio intonano il suo nome e lo stanno a guardare come se fosse uno strano supereroe della tv. Gervinho ci ha messo appena due partite per ambientarsi, per cominciare a dispensare magie.

I primi sette gol dei giallorossi non lo vedono protagonista, ma già a Parma, alla terza gara stagionale, ha iniziato ad insinuarsi, guadagnando il rigore che Strootman trasforma nel 3-1. Con Totti il feeling è istantaneo: due assist del capitano lo mandano in gol contro Sampdoria e Bologna. Ai rossoblu fa la sua prima doppietta con la maglia della Roma. Poi l’ivoriano ricambia il doppio favore al numero 10, servendogli il pallone dell’1-0 all’Inter e procurandosi il penalty del 2-0. Lo ringrazia anche Pjanic, perché è Gervinho a procacciarsi la punizione che il bosniaco mette direttamente in rete allo scadere del primo tempo con il Napoli. Contro la Fiorentina, «Gervais» crea l’occasione per il gol di Maicon, scattando sul fondo e dribblando due avversari con una velocità di gambe che incanta i difensori viola. È sempre suo l’assist del raddoppio di Destro.

A Milano, Gabriel deve stenderlo in area per fermarlo, Strootman dal dischetto gli strizza l’occhio. Cala il poker al Catania, serve a Totti la palla del 2-0 al Genoa, a Destro con il tacco lascia il pallone che il centravanti deposita in rete per l’1-0 al Livorno. Senza contare che è stato lui a spedire la Juventus fuori dalla Coppa Italia.

Il presente parla di un assist a Ljajic e gol al Verona: «È veramente un bel momento. Sono molto contento, ma per me la cosa importante è che la squadra vinca, poi se segno ancora meglio. Sono venuto qui alla Roma per aiutare i miei compagni ed è importante per me aiutarli ad ottenere degli obiettivi importanti». Ljajic e Totti lo hanno elogiato, lui ricambia: «Sono contento che la squadra parli bene di me, ma senza di loro io non potrei fare quello che faccio». Quello che fa ha portato la Roma più vicina alla Juventus: «Ora siamo a 6 punti dalla Juve e 6 sopra il Napoli, siamo ancora in gioco. Il campionato è ancora aperto, ma non guardiamo cosa fanno le altre, pensiamo a vincere il più possibile, ogni domenica. Io - ammette Gervinho - allo scudetto ci credo, ma se non possiamo vincerlo, la cosa più importante sarà arrivare in Champions». Come ai tempi del Lille di Garcia: «Si pensa che per me sia più facile perché lo conosco, ma lui giudica sempre il mio lavoro e so che devo lavorare duramente per giocare. Per me è importante avere la sua fiducia». Fiducia piena dal tecnico, perché la Roma è una cooperativa del gol, ma è Gervinho a guidarla.