rassegna stampa

Genny resta ai domiciliari

Negata la libertà al tifoso che trattò con la polizia all’Olimpico

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Genny «’a Carogna» deve restare agli arresti domiciliari: i sostituti procuratori Antonino Di Maio e Eugenio Albamonte hanno infatti posto il loro «niet» alla modifica di misura cautelare nei confronti del capo ultras napoletano Gennaro De Tommaso, arrestato una manciata di giorni addietro con l’accusa di concorso in resistenza a pubblico ufficiale e di violazione delle norme che puniscono l’istigazione al lancio di oggetti all’interno di uno stadio oltre che di avere indossato una maglia – vista in diretta europea – che inneggiava alla liberazione di Speziale, l’ultras del Catania condannato in via definitiva per l’omicidio del vice questore Filippo Raciti avvenuto poco prima dell’inizio del derby con il Palermo.

I giudici del tribunale della libertà si sono riservati la decisione che potrebbe arrivare nelle prossime ore. Durante l’udienza di ieri i legali di Genny, gli avvocati Lorenzo Contucci e Giovanna Castellano hanno comunque presentato una serie di istanze che scagionerebbero il loro assistito: i due difensori hanno fatto leva sul fatto che il comportamento dell’ultras partenopeo nelle ore che precedettero la finale di coppa Italia tra il Napoli e la Fiorentina non era rivolto alle forze dell’ordine (schierate in assetto antisommossa) ma ai tifosi rivali, puntando l’attenzione sul fatto che i video che ritraggono Genny mentre da ordini alla folla incappucciata di pseudo ultras partenopei siano privi di audio.

Gli stessi avvocati hanno poi sottolineato il fatto che - rispetto alla evidente trattativa documentata dalle immagini tv- siano stati gli stessi rappresentati delle forze dell’ordine a «suggerire» al capopopolo napoletano di scavalcare le transenne per parlamentare con il capitano della formazione azzurra Hamsik: incontro resosi necessario dopo le voci che parlavano di un morto (Ciro Esposito, che morirà dopo 53 giorni di agonia a causa dei colpi esplosi dal reo confesso Danielino De Santis) ammazzato e che rientrarono dopo le rassicurazioni fornite dallo stesso giocatore.

Secondo l’impianto accusatorio De Tommaso guidò «un gruppo di tifosi in assetto da guerriglia, pressoché tutti indossanti cappucci calati sul viso e scaldacollo alzati (siamo nel caldo mese di maggio, e l’abbigliamento di copertura specie del viso aveva il solo scopo di sottrarsi ai riconoscimenti), tutti o i più dei quali muniti di bastoni, mazze ed aste. Tutti costoro - scriveva ancora il Gip - parte della tifoseria napoletana e organici alle frange più estremiste degli ultras, marciano in modalità militare, con incedere in allineamento compatto, a spalle ravvicinate e con utilizzo dei tifosi in prima linea di bastoni e aste rigide portate in senso orizzontale, a garanzia del mantenimento dello schieramento serrato volto ad intimidire le forze di polizia schierate per evitare i cercati e voluti contatti con la tifoseria fiorentina per dare sfogo evidentemente al peggio».