(Il Tempo - A.Austini) Dopo aver rimesso la chiesa al centro del villaggio, ora vuole riportare la coppa nella bacheca giusta. Rudi Garcia ha vinto anche il «secondo derby», come lo chiama Totti. Per una sera non si parla dell’armata di Conte, del carattere trasmesso alla sua Juve, ma di una Roma che ha avuto la meglio proprio perché ci ha creduto di più.
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Garcia: “Stavolta ho vinto io”
(Il Tempo – A.Austini) Dopo aver rimesso la chiesa al centro del villaggio, ora vuole riportare la coppa nella bacheca giusta. Rudi Garcia ha vinto anche il «secondo derby», come lo chiama Totti. Per una sera non si parla dell’armata...
La vendetta sportiva di Rudi è servita, dopo le tre scoppole di Torino e un risultato troppo severo per quello che si era visto in campo. «È anche una vittoria tattica» dice il tecnico, a sottolineare che stavolta ha mischiato lui le carte a Conte. «Nel primo tempo abbiamo tenuto molto la palla, nell’intervallo abbiamo deciso di aspettare un po’ di più la Juventus per avere spazi e ripartire. Infatti abbiamo segnato con un bel contropiede».
Una serata di emozioni forte, indimenticabile, con la tensione che si libera al fischio finale e si trasforma in una festa. «La vittoria in una parola? Personalità. I miei ragazzi hanno preso in mano la gara al momento giusto, come hanno fatto loro a Torino. Difensivamente siamo stati perfetti per 75’, c’è stato un lavoro oscuro di tanti giocatori, come quello di Florenzi su Pirlo a cui abbiamo lasciato poco spazio. Abbiamo battuto la capolista, una grandissima squadra: hanno una rosa con due formazioni forti e si vede. Era una partita importante per l'Italia intera. Successo striminzito? Chi vince ha sempre ragione. Questo successo è la conferma che abbiamo il talento per competere con la Juve».
A un certo punto si è arrabbiato con l’arbitro, con una rabbia mai vista finora. «C’era una rimessa per noi prima del loro gol annullato. Sono episodi che decidono le partite, per fortuna stavolta - dice Rudi - non è stato così».
Perfetta anche la gestione dei cambi. «Avevo già la formazione in mente prima di giocare con il Livorno. Era previsto che fosse una battaglia in cui Pjanic poteva entrare dopo. Miralem ha fatto un penultimo passaggio decisivo, è stato essenziale e continuerà ad esserlo anche la prossima stagione. Ho messo Torosidis al posto di Dodò per essere più forti sul piano difensivo e avere un giocatore in più nei calci piazzati. Le scelte dipendono dai momenti, stavolta la luce è venuta dalla panchina».
E adesso la coppa Italia, quella macchia indelebile del 26 maggio, si trasforma in un’occasione di riscatto. «Lazio o Napoli? Per noi non cambia nulla. Sarà una semifinale di alto livello, faremo di tutto per arrivare più avanti possibile in campionato e in coppa. Ora dobbiamo essere concentrati sulla partita di Verona: sarà importante andare là con ambizione».
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