rassegna stampa

Garcia non si tocca

Fiducia del club nel tecnico francese fino al termine della stagione Tranne clamorosi tracolli la Roma chiuderà il campionato con lui

Redazione

Roma-Milan non sarà la partita tra due allenatori in bilico, un «derby» delle panchine traballanti. Mihajlovic rischia, Garcia no: almeno per il momento e comunque fino a prova contraria. La Roma ha deciso, il francese non si tocca almeno fino al termine della stagione in corso dopo la quale la società tirerà le somme e deciderà il futuro della panchina giallorossa. È una sorta di fiducia incondizionata, seppur a termine, per un allenatore che la piazza vorrebbe giù dal trono da un pezzo e che invece continua ad essere saldamente sulla panchina della Roma. A meno che non si verifichi l’imponderabile: un tracollo clamoroso.

E non si tratta di mancanza di alternative, perché di allenatori che verrebbero a Roma di corsa c’è n’è una fila (anche diversi ex), ma piuttosto di un convincimento che con Garcia si può ancora cercare di salvare la stagione senza pensare già da oggi a quella successiva.

L’idea del «traghettatore» non è mai stata presa nemmeno in considerazione dal club che, pur capendo lo scontento di una piazza partita con ambizioni scudetto e che si ritrova al giro di boa a faticare per restare incollata al gruppetto di testa, continua a credere che l’allenatore non sia «IL» problema. Certo, Garcia ha sbagliato molto, soprattutto ha gestito malissimo alcune questioni sportive e non, ma nella maggior parte delle occasioni ha fatto quello che doveva fare. Il problema non è tanto il gioco, quanto la testa, l’atteggiamento di una squadra che gioca col terrore negli occhi consapevole di poter prendere gol in qualsiasi momento. Chiaro come il tecnico non ci entri direttamente, ma chi deve dare alla squadra la giusta mentalità se non l’allenatore? In mancanza di un leader riconosciuto all’interno dello spogliatoio, serve qualcuno che porti il gruppo oltre l’ostacolo.

Inutile sparare sul pianista mentre la nave affonda ben sapendo che cambiare ora, in corsa, vorrebbe dire condizionare pesantemente anche la prossima stagione e legarsi a qualcuno anche contro la propria volontà. Una ricerca «alternativa» non c’è mai stata veramente e le voci che circolavano e continuano a girare sul ritorno di Spalletti, di Capello o l’arrivo di Lippi sono mero esercizio letterario.

Perché anche qualora la Roma dovesse decidere di esonerare il francese a campionato in corso, sarebbe impossibile prendere un allenatore di prima fascia «pro tempore»: Spalletti (tanto per fare l’esempio del più citato che calmerebbe anche i bollori della piazza) verrebbe a Roma fino al termine del campionato per poi andare via? Chiaramente no. E allora perché la Roma non lo prende proponendogli almeno un altro anno di contratto ben sapendo che la cosa farebbe contenti tutti? È evidente che se il club non si muove in quella direzione è perché ha qualcosa di «meglio» per le mani: o almeno è convinta di averlo. Magari a fine stagione a Europeo terminato (a buon intenditor...). Cosa verosimile sulla quale «non c’è mediazione»: almeno per un milione di motivi.

(T. Carmellini)