(Il Tempo - A. Serafini) - Non è tanto per la sconfitta, per giunta la prima, quanto per le modalità che hanno caratterizzato il passivo finale. L'amarezza di Rudi Garcia al termine della gara è legittima, sicuramente non basta però a dimenticare quanto di buono è stato fatto finora. La gestione del tecnico francese subisce il primo vero scossone, ma abbassare la guardia in questo momento sarebbe ancora più grave della sconfitta stessa: «Siamo secondi, ci sono ancora 60 punti e nessuno parli di campionato chiuso. Il nostro obiettivo poi è quello di tornare in Europa, nulla è compromesso».
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Garcia non fa drammi: “Tutto resta aperto”
(Il Tempo – A. Serafini) – Non è tanto per la sconfitta, per giunta la prima, quanto per le modalità che hanno caratterizzato il passivo finale. L’amarezza di Rudi Garcia al termine della gara è legittima, sicuramente non...
Tra nervosismo e pericolose ingenuità, l'allenatore sa che questo è il momento di dover tornare subito in campo, dimenticare in fretta e cercare subito il punto per ripartire: «Oggi dobbiamo tenere un profilo basso e lavorare ancora di più. Ci sono ancora 20 partite, ci sarà anche Roma-Juve, non c’è niente di finito. Un contraccolpo psicologico? Vedremo, ma non credo sia possibile rispondere adesso. Mi fido totalmente dei miei giocatori, dobbiamo andare avanti. La rabbia va messa in campo giovedì e domenica all’Olimpico per tornare alla vittoria». Certamente ci sarà da lavorare o più che altro cercare di migliorare ancora alcune situazioni che a questi livelli fanno tutta la differenza del mondo. Una consapevolezza amara per Garcia:«Ricordatevi che giocavamo sul campo della capolista, che in casa ha sempre la palla. Abbiamo avuto il controllo della gara. Noi alla prima occasione non abbiamo segnato, loro sì. Il secondo gol fa male, loro hanno fatto bene sui calci piazzati, dove noi dobbiamo ancora migliorarci».
La sonora lezione rifilata dai bianconeri e la doppia inferiorità numerica sono gli aspetti più difficile da digerire:
«Non mi è piaciuto il fatto di terminare la gara in 9: per noi vuol dire che domenica qualcuno non potrà giocare. Possiamo perdere, ma dobbiamo rimanere 11 contro 11, possiamo fare delle belle cose, una bella gara. La Juve ha avuto soltanto questa occasione con Vidal e l'ha finalizzata».Polemiche e sfottò della vigilia sono ormai storia passata, soprattutto in una serata in cui c'è poca voglia di analizzare gli episodi dubbi o le interpretazioni arbitrali: «Non so se l’espulsione di Daniele è severa o no, non tocca né la palla né il giocatore. Ma non ho visto e preferisco non parlare. È difficile terminare in 9 contro la prima, quando Daniele è uscito eravamo già 2 a 0. In sfide come queste bisogna avere anche un pizzico di fortuna, se avessimo concretizzato il primo contropiede magari sarebbe cambiato tutto. Non credo però che si possa fare alcuna polemica sulla gara».
E mentre nei soliti commenti del post qualcuno continua a sottolineare che la strada sia comunque quella giusta ricevendo un fermo gesto di convinzione da parte del tecnico, anche Walter Sabatini si presenta di fronte a microfoni e telecamere con la stessa determinazione del proprio allenatore: «Abbiamo fatto una partita diversa dalle altre volte. Nel primo tempo abbiamo giocato con grande personalità. Poi abbiamo subito gol e non siamo stati attenti. La squadra è stata in campo come doveva. Rammarico e frustrazione ci sono, ma dobbiamo andare avanti». Anche perché nonostante tutto, alcuni segnali positivi si possono comunque trovare. Almeno secondo il ds: «Abbiamo risorse e qualità per ripartire e lo faremo. Venire a Torino facendo calcio e cercando di colpire la Juve è certamente segno di un buon primo tempo. Non possiamo rammaricarci oltremisura, la sconfitta è contemplata. Non perdevamo da maggio, ma non è detto ci faccia male: mi dispiace aver perso qui, mi dispiace aver perso con più gol al passivo, anche se il campo ha detto per me qualcosa di diverso».
Il ritorno in città questa volta sarà diverso, però secondo Sabatini non ci sarà i rischio di scontrarsi con un ambiente troppe volte soggetto agli eccessi tra esaltazione e pericolose depressioni: «Ho visto le bandiere alte nel settore ospiti dopo la sconfitta, non sono rimasti delusi dal risultato altrimenti avrebbero abbassato lo sguardo. Sono sicuro che continuerà ad esserci una forte coesione tra noi e l'ambiente».
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