Obbligato a vincere. Per mentalità o a questo punto forse per necessità. Un concetto ormai molto più che chiaro a Rudi Garcia, pronto a tuffarsi nel ciclo di partite che tra campionato e Champions League, potrebbero già indirizzare gli obiettivi della stagione romanista e chissà magari anche il suo futuro. Dopo l'ultimo intervento di James Pallotta: «Abbiamo una squadra in grado di poter lottare per lo scudetto», il tecnico si presenta alla vigilia della sfida con l'Empoli all'Olimpico mostrando la stessa consapevolezza, ma con un carico di responsabilità ulteriori. «Ormai l'ho capito - ammette il tecnico - qui a Roma bisogna sempre vincere altrimenti in giro ci sarà gente sempre insoddisfatta.Quando gioco lo faccio sempre per vincere, sia nella mia professione che nella mia vita privata».
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Garcia carica: «Conta solo vincere»
«Quando sono arrivato avevo voglia di vincere tutto, poi c'è stato un processo da seguire. Penso che abbiamo migliorato molto come dice lo stesso Pallotta, anche nello studio dei dettagli che possono portare a dei risultati migliori»
A due anni e mezzo di distanza dal suo arrivo sulla panchina giallorossa l'altalena di prestazioni e risultati ha comunque evidenziato una crescita progressiva del progetto, così come il miglioramento tecnico della squadra. Su questo Garcia non ha dubbi: «Quando sono arrivato avevo voglia di vincere tutto, poi c'è stato un processo da seguire. Penso che abbiamo migliorato molto come dice lo stesso Pallotta, anche nello studio dei dettagli che possono portare a dei risultati migliori». Un viaggio in cui l'esperienza ha consentito anche di non concedersi più errori, soprattutto a livello comunicativo: «Credo che la favorita per lo scudetto rimanga sempre la Juventus, poi sicuramente questo è un campionato più aperto e quindi dovremmo impegnarci ulteriormente per smentire i pronostici, ma per farlo avremmo bisogno anche di non subire lunghi infortuni come ci è accaduto in passato con Castan e Strootman».
Aspettando l'olandese: «Non l'ho mai visto così sereno», la curiosità volge l'argomento proprio sulle condizioni del centrale brasiliano, un'incognita in attesa di essere finalmente svelata: «Nelle prossime 7 partite ci sarà l'opportunità per Leo di giocare, perché se De Rossi finora l'ha fatto benissimo (oggi il numero 16 taglierà il traguardo delle 500 presenze in maglia giallorossa) necessitiamo di difensori centrali veri come lui o Rudiger. Poi quando parlo di Castan il discorso è un po' diverso, ho un rapporto davvero particolare con lui, per me è quasi come un figlio. Ancora non è al 100% e ha bisogno di ritrovare il ritmo partita dopo un periodo di assenza così lungo. Non ci sono problemi, il suo momento arriverà. Se non sarà domani (oggi ndr) accadrà in queste 7 partite».
All'Olimpico non verranno ammessi cali di tensione, eliminando il rischio di «sottovalutare una buona squadra come l'Empoli» nonostante sia priva dei talenti migliori come Saponara e Zielinski (entrambi squalificati) e dell'equilibratore di centrocampo Croce (infortunato). In più il silenzio continuerà ad essere assordante senza il supporto della curva sud, decisa nel proseguire la forma di protesta contro le nuove misure di sicurezza adottate dal prefetto Gabrielli. Per tornare sull'argomento, Garcia preferisce affidarsi alla linea adottata da Pallotta qualche ora prima: «Sì, spero che la situazione possa cambiare, mi auguro ovviamente che i tifosi ritornino allo stadio. Soffriamo tutti questo tipo di situazione, le parole del presidente sono state un bel gesto verso i nostri sostenitori».
Andando avanti per la propria strada e magari evitando di ascoltare voci esterne, magari proprio quelle riferite ai nomi dei suoi possibili successori: «Non leggo niente, non mi interessa - chiude Garcia - penso soltanto a continuare il lavoro con la mia squadra». L'inizio della prima salita più dura comincerà già oggi.
(A. Serafini)
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