Avevamo passato la scorsa estate a ipotizzare, «scommettere» e pronosticare su quale sarebbe stata in questa stagione l’anti-Juve. La rivale più accreditata per interrompere quel predominio che ha portato la Vecchia Signora, Conte o non Conte, a imporsi nelle ultime quattro stagioni del massimocampionato italiano. E invece, dopo sette giornate giocate, la classifica è un mare in tempesta nel quale è difficile orientarsi: soprattutto per quella Juve che, gioco forza dopo un mercato a dir poco scellerato, fatica a trovare la chiave di volta per tornare a giocare il suo calcio.
rassegna stampa
Finalmente un campionato senza padrone
Regna l’incertezza dopo quattro anni di dominio Juve. Tanto equilibrio e sei squadre potenzialmente da titolo. Napoli e Fiorentina giocano il calcio migliore. Lazio rodata, la Roma segna tanto, l’Inter è solida
Ed è proprio l’assenza della grande protagonista, l’«ammazza-campionati», che ha ridato lustro alla voglia e alle speranze delle altre «grandi». A partire dalla Fiorentina che si ritrova in vetta, a sorpresa, dopo oltre quindici anni di digiuno. Grazie a Paulo Sousa, ma anche in parte al lavoro fatto in passato da Montella. La viola gioca un bel calcio, dinamico e divertente e segna tanti gol. Il punto debole è ancora una rosa non all’altezza di una squarda costruita per vincere qualcosa.
L’altra «sopresa» ammesso che così si possa definire visti gli investimenti è un’Inter tornata a lottare per i vertici della classifica. la squadra di mancini ha un grosso vantaggio: non gioca le coppe e quindi nel corso della stagione è quella che la tra «big» potrà gestire meglio gambe e testa. Più solida (soprattutto in difesa) dello scorso anno, ha nei muscoli del suo centrocmapo la carta vincente. Anche qui il dubbio è legato ai cambi: pochi e di qualità non certo eccelsa.
Scalando la classifica troviamo la Lazio: altro che sorpresa. La squadra di Pioli, che già lo scorso anno aveva centrato il terzo posto utile per la Champions, si è rinforzata e sta trovando continuità. Il punto debole era e resta la difesa e quell’impegno di Europa League che alla lunga può logorare.
Discorso simile per l’altra sponda della Capitale. la Roma, che in molti si erano affrettati a definire l’anti-Juve per eccellenza, è partita col freno a mano tirato. Molto forte nella metà campo offensiva (miglior attacco con 17 reti segnate fin qui), si scopre debole in difesa. La valutazione sulle condizioni di Castan sono state o frettolose o imprecise: il risultato è una coperta corta nelle mani di Garcia costretto a riciclare De Rossi in difesa e sperare non si infortuni nessuno altro lì dietro. Ma è innegabile che la Roma, con l’arrivo di Dzeko e Salah in attacco e un terzino sinistro di ruolo, sia più forte dello scorso anno.
Anche il Napoli di Sarri ci ha messo un po’ ad ingranare ma il gioco espresso nelle ultime uscite la mette di diritto tra le squadre che potranno lottare per il titolo: e non certo (o almeno non solo) per i quattro gol rifilati l’altra sera al Milan. La banda di Sarri per certi versi è molto simile alla Roma: fortissima davanti, con qualche dubbio sulla continuità di rendimento di alcuni interpreti fondamentali. E anche qui c’è l’incognita Europa League: competizione a dir poco interminabile. Comunque fin qui in molti hanno sbattuto contro questo Napoli: dalla scoppola rimediata dalla Lazio, al ko dela Juve fino alle quattro pappine rifilate a un Milan ancora in fase di costruzione. Difficile il lavoro di Mihajlovic, alle prese con una piazza complicata e con una difesa a dir poco imbarazzante. Ma la strada è lunga e alla distanza ad uscire (ci si può scommettere fin da ora) saranno sempre le stesse: compresa la Juve attualmente nella colonna destra della classifica.
(T.Carmellini)
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