Non bella, ma efficace: poco gioco, tanto cuore. Alla Roma servivano tre punti per passare una Pasqua serena da sola al secondo posto in classifica, rintuzzare l’attacco della Lazio che vince a Cagliari e resta a -1 e soprattutto radere al suolo le ambizioni Champions del Napoli di Benitez. Ma anche per spezzare una maledizione che durava dallo scorso 30 novembre: ultima partita vinta all’Olimpico dalla squadra di Garcia in campionato contro l’Inter.
rassegna stampa
Finalmente si canta “Grazie Roma”. I giallorossi col cuore sfatano il tabù Olimpico
Non bella, ma efficace: poco gioco, tanto cuore. Alla Roma servivano tre punti per passare una Pasqua serena da sola al secondo posto in classifica, rintuzzare l’attacco della Lazio che vince a Cagliari e resta a -1 e soprattutto radere al suolo...
Lo ha fatto, grazie al gol di Pjanic (al quale il Napoli porta particolarmente bene: sua la doppietta nell’ultimo scontro diretto all’Olimpico), ma anche perché ha avuto per una volta la forza di stringere i denti e portare a casa un risultato importantissimo: entusiasmo, voglia, carattere.
IL GIOCO CHE NON C’È - Il bel gioco è un’altra cosa, per quello nemmeno le due settimane di stop sono servite a molto, ma avere una squadra che lotta fino all’ultimo pallone, anche quando nel finale il Napoli si è impossessato del pallino del gioco, è già un progresso per il povero Garcia che continua a fare di necessità virtù.
Perché se è vero che la Roma non ha brillato, è altrettanto innegabile che il tecnico francese ha dovuto fare a meno di molti titolari oltre ai degenti di lungo corso: Totti e Gervinho (ossia due terzi dell’attacco titolare) su tutti. Ne ha risentito inevitabilmente la manovra offensiva, ma soprattutto il gioco: perché senza la visione di gioco del capitano e la veloce profondità dell’ivoriano i giallorossi sono costretti a cambiar modo di muovere la palla: e non è un caso se il gol decisivo arriva proprio con un movimento di Florenzi «mascherato» da Gervinho. Ottima intuizione di Iturbe che lo manda sul fondo, palla indietro per l’inserimento di Pjanic e vantaggio romanista.
LA STECCA DI PJANIC - Sul gol, bello e importante, qualcosa da ridire c’è eccome. E non tanto per l’azione, praticamente perfetta, ma per l’esultanza di un calciatore che gioca finalmente una gara ai suoi livelli e dopo la rete si sfoga contro tifosi e stampa. Platealmente. Il gesto è chiaro oltre a un labiale inconfondibile nonostante l’utilizzo dell’inglese. Mah... Come dire: avete visto? So anche segnare. E, gol a parte, "era ora" verrebbe da dire. Che poi è proprio quello che i tifosi, gente che paga il biglietto e quindi ha tutto il diritto di protestare quando vede qualcosa che non va, chiedono al secondo giocatore più pagato della Roma dopo De Rossi. Per quasi quattro milioni di euro l’anno Pjanic qualche critica (visto come ha giocato questa seconda parte di campionato) può anche accettarla... o no!?
GIORNALISTI «NEMICI» - Sulla stampa «no commet», trattasi di storia vecchia risalente addirittura ai tempi di Capello (anche prima) che poi però a Roma ha vinto uno scudetto: «È sempre colpa dei giornalisti», «la Capitale è la piazza più difficile» e via dicendo. Nulla di nuovo all’orizzonte e basterebbe giocare bene al calcio (che non vuol dire solo vincere ma metterci tutto, dare il «fritto»): vedere la scorsa stagione nella quale la Roma, pur non vincendo nulla, ha rimediato applausi a scena aperta su tutti i fronti: stadio, tifosi e anche dai media che l’hanno fin troppo celebrata.
NUMERI DA DIESEL - Resta un successo arrivato 125 giorni dopo l’ultimo in casa che conferma un trend ormai chiaro: la Roma continua a segnare poco e a farlo sempre meno con gli attaccanti: un gol «decisivo» di un attaccante non si ricorda da tempi andati (segnò Totti al Verona il 22 febbraio ma non fu determinante). Questa è l’ottava vittoria su quindici con un solo gol di scarto e, a dimostrazione che la Roma incassa anche poco, è la quindicesima senza incassare gol. Merito di una difesa solida guidata egregiamente dal greco Manolas (ancora una volta tra i migliori) e ieri anche da un De Sanctis in grado di passare dall’imbarazzo del Sassuolo a giornate di grazia che lo rendono un portiere imbattibile. Anche questo è un segnale e ora toccherà a Garcia (che ieri ha portato in parità 3-3) i suoi scontri diretti col «maestro» Benitez, valutare se basterà a questa Roma per entrare nella prossima Champions dalla porta principale.
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