Di crederci non ha mai smesso, ma d'altronde non è mai stato un processo alle intenzioni. Come riporta "Il Tempo", sono i risultati a inchiodare Di Francesco su una panchina sempre più traballante ed è in questo senso che la Roma, come dice lui, deve cambiare rotta. Il futuro non si decide oggi, contro la più debole di un girone già scritto che mantiene la speranza di essere ripescata in Europa League se fa almeno come il Cska in questa giornata e ha quindi più motivazioni, sulla carta, dei giallorossi matematicamente secondi. Ma in palio, oltre ai 2.7 milioni di euro del premio vittoria Uefa (e l'uscita di Napoli e Inter di ieri ne garantisce altri), c’è qualcosa di più, soprattutto per l'allenatore, che incassa l’ennesima conferma pubblica da Monchi eppure non può sentirsi sollevato: "Sono qui - spiega in conferenza stampa - perché dall’altra parte c’è la consapevolezza che porto avanti le mie idee, la mia identità e il mio pensiero. Magari in questo momento sono cose che vengono meno, legate a risultati e a tanti altri aspetti, ma c’è la voglia di continuare. Abbiamo fatto il ritiro per capire i motivi. Credo nel mio lavoro e in quello che stiamo facendo, ma bisogna cambiare rotta. Quando va tutto bene arrivo al campo 4 ore prima, quando va male anticipo di 2 ore per capire ancora meglio cosa fare. Il mio primo pensiero, da uomo innanzitutto ma anche da allenatore e da uomo di calcio, è di continuare a combattere e andare a trovare le soluzioni». Tutti insieme, tutti responsabili. «L’unica soluzione è lavorare, dobbiamo dimostrarlo in campo. Il ritiro ci ha dato una mano a stare insieme", conferma Cristante, seduto al fianco destro dell’allenatore.
rassegna stampa
Di Francesco sotto esame
L'allenatore incassa l’ennesima conferma pubblica da Monchi eppure non può sentirsi sollevato
I giocatori sono dalla sua parte e se vogliono aiutare chi li ha portati in semifinale di Champions l'anno scorso devono tirare fuori gli attributi, a partire da oggi. Di Francesco non la vive come «una questione personale», ma alla fine chi rischia di pagare lo scotto più grande è lui: "lo ho una grande fortuna: conoscere questa piazza. Si riesce a portare un allenatore alle stelle per poi farlo diventare il peggiore in circolazione. E capitato anche da giocatore in tante situazioni, ma la vivo innanzitutto con il desiderio di far riscattare tutta la squadra. Potrei dire tante cose ma non ho il desiderio di farlo, non voglio esternare qualcosa a qualcuno che nemmeno merita le mie parole".
Le critichenonlo abbattono, ma non ha paura di dire la verità quando serve: "La mia forza sta nel far capire ai ragazzi che non possono rimproverarmi una promessa, la sincerità e la schiettezza pagano sempre, anche se a volte possono dar fastidio. Credo di essere equilibrato nel rapporto coi calciatori. Serve il rispetto dei ruoli, come sempre e fondamentale: io sono l’allenatore, loro i calciatori. Nei vari momenti della stagione si può creare un rapporto diverso, ma quello che può apparire esternamente lascia il tempo che trova. La coerenza è in quello che fai dentro allo spogliatoio". Quello che conta è quello che si fa poi in campo, un successo stasera permetterebbe alla Roma di eguagliare il suo record di punti in un girone di Champions, 2008-09), di mantenere l’imbattibilità contro il Viktoria Plzen, battuto 5-0 all'andata, e soprattutto di ricominciare a vincere, prendere fiducia e portarla poi in un campionato dove ne ha un gran bisogno. Il ribaltone con il Cagliari l’hanno visto pure gli avversari cechi per motivarsi, "è giusto che Vrba gliel’abbia mostrato, ha voluto mandare un messaggio positivo ai suoi", sta alla Roma dimostrare di essere un’altra. Per se stessa e per il suo allenatore.
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