rassegna stampa

Di Francesco cerca la sua Roma smarrita

LaPresse

Il blackout è mentale, la diatriba sui moduli è il nervo scoperto del tecnico ma ha poco a che fare con il reale difetto di questa Roma

Redazione

Il patrimonio tecnico di questa Roma è indiscutibile, ma i piedi buoni senza la testa giusta non vanno da nessuna parte. Di Francesco conosce bene il problema che sporadicamente fa visita a Trigoria, come una sorta di disturbo cronico da cui sembra impossibile guarire definitivamente, scrive "Il Tempo". Ogni anno, non importa da dove si arrivi o quale obiettivo si stia inseguendo, capita quel periodo di difficoltà che rischia di compromettere tutto. Si spegne qualcosa, all'improvviso, nella testa dei protagonisti. Il blackout è mentale, la diatriba sui moduli è il nervo scoperto di Di Francesco ma ha poco a che fare con il reale difetto di questa Roma, e lo stesso vale per il discorso fisico. Non è il fiato corto a preoccupare, basta riavvolgere il film dei gol subiti per notare che sono gli errori dei singoli a costare caro.

Gli episodi tolgono punti alla Roma, ritrovandosi col morale sotto i tacchi. "Tutti uniti quando va bene, ma ancora di più se va male", si è sentito di scrivere sui social network Dzeko il giorno dopo la certificazione della crisi col pari in casa col Chievo. Il bosniaco è uno di quelli da cui si aspetta di più, non la testa bassa e l'aria sconsolata di domenica. Ad oggi fa parte dei giocatori irriconoscibili che un tempo erano trascinatori, si è fatto risucchiare anche lui dall'involuzione generale, ma ora più che mai deve riemergere con la leadership che gli appartiene, non solo a parole. Coi gol. Stavolta è la difesa (7 gol subiti in 4 giornate) più dell' attacco (7 reti segnate da marcatori differenti) a tormentare Di Francesco, che se l'anno scorso non si stancava di ripetere quanto fosse difficile centrare la porta in questa stagione è dietro che si balla. "Abbiamo difeso male e dobbiamo leggere meglio le traiettorie di palla", l'ammonizione del tecnico a fine partita. Eppure la linea titolare è la stessa di un anno fa. Karsdorp ha bisogno di tempo per il rodaggio e come gli altri rinforzi nel reparto non ha saputo scalare le gerarchie. I nuovi stanno faticando, in primis Pastore che tra il dilemma ruolo e l'infortunio non si è potuto esprimere al meglio, ma c'è anche chi sta prendendo confidenza con la nuova maglia e qualcosa di buono l'ha gia fatta, vedi la prestazione di Cristante e la parata da 1 punto di Olsen. Si inserisce con prepotenza nel quadro non idilliaco il complesso Olimpico: 37 punti conquistati in 21 match con una media di 1,76 a partita. Peggio nell'era americana ha fatto solo Zeman.