Il derby numero 141 di campionato finisce 2-2. Un tempo per parte, due gol ciascuno e la posta in palio divisa equamente tra Roma e Lazio. Alla fine giusto così anche se, come sempre dopo una stracittadina della Capitale, c’è chi recrimina e chi mastica amaro.Un punto che comunque fa meglio alla Lazio che si ritrova per la prima volta terza in classifica da sola complice il ko del Napoli al San Paolo: la Juve soffre ma passa e si riporta a +3 sui giallorossi.
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Lazio-Totti finisce pari, Mauri e Anderson illudono i biancocelesti. Nella ripresa la doppietta del capitano regala alla Roma il meritato pareggio
La cronaca del derby di ieri: il primo tempo della Lazio e di Felipe Anderson, il secondo tempo della riscossa giallorossa, di Totti, con la sua classe immortale e la sua esultanza inaspettata.
A conferma di quanto già detto nella sfida pomeridiana all’Olimpico valida come diciottesima giornata di serie A, dalla quale esce un po’ meglio la Lazio che trita la Roma nella prima parte di gara, ma non ha la capacità, forza e gambe per chiudere la sfida: cosa successa già nella gara contro l’Inter (qualcosa vorrà pur dire). Gioca meglio in avvio anche perché si ritrova senza rivali (Roma non pervenuta), ma soprattutto quando la squadra sulla carta più debole non perde è sempre una notizia.
PRIMO TEMPO SOLO LAZIO - I primi quarantacinque minuti sono stati un monologo biancoceleste. La squadra di Pioli fa tutto meglio: è aggressiva, copre bene gli spazi, riparte veloce. Insomma non lascia tempo a una Roma svogliata e distratta di organizzare il suo gioco e partire con i soliti automatismi. Il bilancio è un uno-due tanto pesante quanto giusto con i giallorossi che chiudono il peggior primo tempo della stagione senza aver fatto un solo tiro nello specchio della porta.
La spina nel fianco romanista viene dal Brasile, ha 22 anni e corre veloce come il vento. Felipe Anderson è imprendibile, quando punta il povero Maicon (connazionale con qualche primavera in più) lo salta sistematico. Così appare quasi naturale che sul vantaggio laziale firmato Mauri ci sia bello grosso stampato sopra il suo nome. Il ragazzino pescato dalla Lazio per soli otto milioni firma poi il raddoppio che sembra aver chiuso l’uggioso pomeriggio romano.
LA ROMA SI SVEGLIA - Ma così non è perché il calcio è una roba un po’ più complessa. Dallo spogliatoio riesce una Roma diversa, col sangue agli occhi e con due uomini nuovi: determinanti. Il doppio cambio di Garcia (Strootman per Nainggolan e Ljajic per Florenzi) modifica gli equilibri della gara e diventa tutta un’altra partita. Complice anche il gol di Totti quando il cronometro di Orsato aveva fatto appena tre giri. Il capitano, in ombra nella prima parte di gara (in molti avrebbero voluto un cambio all’intervallo: modello Ranieri) resta in campo e si vede: è proprio lui a raccogliere il diagonale del neo entrato Strootman per l’1-2 che cambia tutto.
IL PALO DELLA SVOLTA - La Lazio accusa il colpo e ora in campo c’è solo la Roma con la squadra di Pioli pronta a far male in contropiede: e ci sarebbe anche riuscita se il palo non avesse detto «no» al solito Mauri. È l’episodio che indirizza definitivamente la gara, perché a questo punto si gioca praticamente a una porta. Le geometrie di Strootman cambiano il centrocampo giallorosso, l’imprevedibilità di Ljajic mette in apprensione la difesa di Pioli che prova a cambiare anche lui. Marchetti ribatte una gran botta da fuori di Iturbe (unica cosa degna di nota dell’acquisto più caro della stagione romanista).
RECORD E RADDOPPIO - Ma il gol è nell’aria e arriva puntale un quarto d’ora dopo guarda caso ancora una volta sull’asse sinistra. Stavolta è Holebas, tra i migliori dei giallorossi, a scodellare in area un pallone sul quale prima Radu e Marchetti poi stanno a guardare. Ma lì dietro c’è Totti che con un gesto da attaccante vero fissa il risultato sul 2-2, diventa il primo giocatore ad aver segnato più di dieci gol al derby di Roma (11) e realizza la sua seconda doppietta in carriera nella stracittadina.
GUIZZI E BUDGET - Alla fine la differenza la fanno sempre o quasi i giocatori. In questo senso la Roma ha chiaramente qualcosa in più della Lazio, motivo per il quale la squadra di Pioli trae più benefici da questo pareggio che può sembrare anche un po’ stretto. Chiaro che quando chiudi il primo tempo sul 2-0 in un derby, se poi non riesci a vincerlo quale rammarico appare inevitabile.
Ma il budget tra le due squadre e i due club è altrettanto evidente. Certo è che se a cinque minuti dal termine Klose avesse ancora avuto il guizzo di qualche tempo addietro, probabilmente adesso si starebbe parlando di altro. Stavolta il guizzo buono è di De Sanctis (che invece qualche colpa sul secondo gol laziale ce l’ha eccome) bravo a dire «no» alla botta da distanza ravvicinata del tedesco nei concitati minuti finali, nei quali si è avuta netta la sensazione che potesse davvero succedere di tutto: da una parte e dall’altra.
SELFIE ED ESORDIENTI - Alla fine questo derby verrà ricordato per tutta una serie di cose. Per l’esordio di Pioli che per un’ora circa aveva avuto la sensazione di poter vincere al primo derby della Capitale. Per il giovane Anderson che lascia un segno indelebile in questa sfida e avverte i romanisti anche in vista della gara di ritorno. E infine per il selfie di Totti: mai visto. Al punto che anche Orsato è spiazzato: in mancanza di un giurisprudenza a riguardo, non ammonisce il capitano giallorosso che, dopo il gol del pareggio, mentre l’Olimpico romanista è in delirio, si fa porgere il telefono e si scatta una foto nemmeno fosse un turista alla sua prima gita di piacere nella Capitale. Roba da derby.
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