rassegna stampa

Derby -5. Per molti è un addio

Domenica pomeriggio Lazio-Roma, 144esima sfida di campionato: Totti in bilico con Pjanic e Biglia. Salutano Candreva, Klose e Maicon

Redazione

Ci risiamo, è derby. Ma stavolta, a differenza del maggio scorso, per la Lazio di Pioli vale solo l’onore. Nella sfida numero 144 di campionato c’è bisogno di testa e cuore come diceva Behrami alla fine di una sfida vinta contro la Roma spallettiana all’ultimo istante, ma anche del graffio di quelli che sono al passo d’addio, giocatori fondamentali che hanno scritto la storia della stracittadina.

Intanto le ultime cinque volte sono uscite tre sconfitte (due consecutive) e due pareggi, la Lazio non vince dal 26 maggio 2013, il derby della storia, quello che assegnò la Coppa Italia. Poi solo delusioni e, considerando le tante defezioni, non resta che aggrapparsi alla favola che vince il derby chi è sfavorito. Sillogismo falso, otto volte su dieci trionfa chi è più forte. Poi, a volte, e solo per un sano principio matematico, arriva la sorpresa.

Tant’è, torniamo agli addii cominciando da Antonio Candreva, uno che ne ha giocati otto di derby ma dopo l’esordio con gol (vittoria 3-2, 11 novembre 2012) ha disputato buone gare senza trovare mai la porta avversaria. Lascerà la Lazio a giugno, Lotito vuole 30 milioni, alla fine si chiuderà a una cifra un po’ più bassa ma in ogni caso sarà divorzio per svariati motivi. A cominciare dai 29 anni del fantasista che consigliano a tutte le parti una cessione prima di perdere valore sia del cartellino, sia dell’ultimo ricco contratto da strappare a Milan, Inter o Chelsea. Sarà la sfida finale contro la Roma per altri due campioni: Miro Klose e Stefano Mauri. Il tedesco vuole chiudere il bilancio in vantaggio, quattro vittorie, tre pareggi e tre ko in dieci sfide dove ha segnato tre gol e ha guadagnato un rigore decisivo (fallo da ultimo uomo di Stekelenburg poi espulso che valse il successo finale). Anche per Mauri che, a differenza di Candreva e Klose, partirà dalla panchina il bilancio è confortante, quasi da talismano da schierare: sette vittorie (due pari) in quindici sfide, tre reti realizzate. Tra l’altro nell’azione del gol di Lulic del 26 maggio compaiono tutti e tre: lancio di Mauri per Candreva, assist in mezzo dove Klose non arriva, spunta il bosniaco che regala la coppa.

Sicuro dell’addio è Stefano Pioli, che vuole provare ad invertire un trend negativo con la Roma. Aveva cominciato bene con quel 2-0 all’intervallo nella gara del gennaio 2015, poi la rimonta subita dalla doppietta di Totti e le due sconfitte targate Yanga Mbiwa e... Tagliavento. Ci terrebbe a chiuderà la sua avventura romana con una vittoria. In dubbio resta Biglia (mai un successo nei tre derby giocati), che ieri dall’Argentina ha fatto sapere di voler continuare la sua esperienza italiana: «La mia intenzione al momento è quella di giocare un altro paio di anni in Europa e di proseguire la mia carriera in Italia. Mi trovo molto bene lì». Tare è ottimista sul rinnovo a 2,5 milioni a stagione con la Lazio, il procuratore un po’ meno. La verità tra qualche settimana, intanto sarebbe importante cominciare a vincere un derby.

Di solito si fa la conta dei debuttanti e pure stavolta non mancano: Perotti, El Shaarawy e Zukanovic non hanno mai giocato un derby, i primi due si preparano a esordire domenica, il difensore bosniaco è pronto a dare una mano se Spalletti lo chiamerà in causa. Ma l’attenzione è il caso di spostarla su chi sta preparando la sfida alla Lazio con la consapevolezza o il timore che possa essere l’ultima.

A cominciare da Totti, ovviamente, che mai pensava di dover vivere una situazione del genere: mancano cinque giorni al derby, la partita che lo ha sempre emozionato più di ogni altra, e non sa se questa sarà l’ultima occasione per dare un dispiacere ai rivali. Magari solo partecipando dalla panchina. A quella si è ormai «rassegnato», all’addio al calcio ancora no. Pallotta ha deciso che il momento giusto per passare dal campo alla scrivania, con un ruolo tuttora da definire, sia il prossimo giugno e lo ha comunicato in forma privata al capitano, la Roma si è adeguata, ma Francesco vuole che la scelta venga ufficializzata dal presidente, prima di progettare il suo futuro. Lo stallo continua, ogni soluzione resta aperta, compresa una retromarcia di Pallotta, molto improbabile ma non del tutto impossibile. E, sotto sotto, Totti ancora ci spera, perché l’idea di imbarcarsi per l’America o gli Emirati e giocare lì qualche mese non lo entusiasma affatto.

Non sarà solo Francesco a vivere il derby con uno stato d’animo particolare. Tra i possibili titolari, Pjanic è un altro che potrebbe sfidare per l’ultima volta la Lazio: il club lo ha messo sul mercato per ragioni di bilancio, c’è una clausola rescissoria da 38 milioni di euro a stabilire il prezzo, l’asta tra Psg, Real e Atletico è già scattata, con possibili nuovi inserimenti. Intanto Miralem vorrebbe lasciare il segno, come non gli è mai riuscito finora: il suo unico gol ai biancocelesti nel 2012, con tanto di esultanza polemica contro Zeman, non è bastato per evitare la sconfitta. Nella sfida di ritorno si è procurato un rigore trasformato da Totti, ma un mese dopo ha vissuto dalla panchina la cocente sconfitta in finale di Coppa Italia.

Al passo d’addio c’è anche Keita, prossimo a salutare la Roma: è in lizza per giocare titolare con De Rossi, al quale di derby ne restano tre visto che dovrebbe salutare alla fine della prossima stagione.

Se ne va a giugno invece Maicon, che domenica partirà dalla panchina insieme a Castan, un altro indiziato a partire. Come Szczesny (ma la Roma sta provando a tenerlo in prestito un altro anno), Digne, Iago Falque e Uçan: i primi tre titolari nella sfida d’andata vinta 2-0. In quello strano pomeriggio, con lo stadio mezzo vuoto e un’atmosfera dimessa, ci pensò Dzeko ad accendere gli animi con un rigore conquistato e realizzato. Il bosniaco ora vuole il bis, anche se non può essere certo di partire dall’inizio. Così come di restare alla Roma il prossimo anno.

(L. Salomone - A. Austini)