Armi macchiate di sangue, residui di polvere da sparo su giacche e spranghe poste sotto sequestro dalle forze dell’ordine: nelle oltre 600 pagine di perizie depositate dagli specialisti del Racis dei carabinieri ci sono alcuni tasselli che vanno a completare il quadro di un assalto folle finito con un morto (Ciro Esposito, deceduto dopo 53 giorni di agonia per le complicazioni seguite al colpo che lo colpì al torace) e tre feriti (due supporters del Napoli e lo stesso Danielino De Santis) sullo sfondo di una partita di pallone.
rassegna stampa
De Santis era ferito e sparò da terra. Forse un corpo a corpo con Ciro
Ci fu forse un corpo a corpo tra la vittime ed De Santis prima dello sparo di quest' ultimo
«Si ritiene che De Santis, sopraffatto dagli aggressori, ferito e sanguinante, con le mani sporche del suo stesso sangue abbia impugnato l’arma ed abbia esploso i quattro colpi ferendo i tifosi napoletani»: secondo le analisi emerse nel corso degli esami fissati durante l’incidente probatorio, l’ex ultras giallorosso – già passato alle cronache per avere interrotto un derby tra Roma e Lazio nel 2004 – avrebbe sparato dopo essere stato aggredito dai tifosi del Napoli che raggiungevano l’Olimpico che a loro volta rispondevano all’assalto, a suon di bomboni e petardi, che lo stesso De Santis e un gruppo di altri pseudo tifosi della Roma, aveva appena compiuto contro gli autobus che tentavano di raggiungere il parcheggio di Saxa Rubra.
«De Santis cade a terra – si legge nella perizia – viene aggredito e inizia a perdere abbondantemente sangue. Non si esclude che in questa fase sia stato utilizzato il coltello a serramanico per mano di uno dei tifosi partenopei. Dopo avvengono gli spari in rapida successione». E che i tifosi del Napoli avessero aggredito i loro assalitori era cosa nota, tanto che si sospetta che De Santis e Esposito fossero molto vicini tra loro, forse addirittura una sopra l’altro. E così questa storia di ordinaria follia ultras, dopo il deposito delle perizie, rende ancora una volta più chiaro che quel giorno di maggio non c’erano eroi, tanto che gli stessi supporters partenopei individuati dalle forze dell’ordine sono stati iscritti nel registro degli indagati per rissa aggravata.
«Secondo quanto accertato dalla perizia – commentano i legali di De Santis, Tommaso Politi e Michele D’Urso – i guanti di cui si è tanto parlato e scritto, non sarebbero stati indossati da De Santis al momento dei fatti – aggiungono – Quei guanti sarebbero stati solo investiti da particelle di polvere da sparo come altri reperti presenti sul luogo dei fatti e appartenenti ad altri indagati. Come ci sforziamo di spiegare sin dall’inizio il quadro indiziario della vicenda rimane tutto da chiarire ed auspichiamo per questo che lo si faccia in tribunale e non sui giornali». Pertanto, «alla luce di quanto descritto dai periti, sembra inoltre doveroso che le indagini della Procura siano volte anche a chiarire la dinamica di quello che a tutti gli effetti appare un tentativo di omicidio nei confronti del nostro assistito». Agguati, risse e pistolettate che hanno segnato un punto di non ritorno nel mondo della pedata italica e che potrebbero arrivare presto a processo: da chiarire resta il ruolo dei quattro nuovi indagati che avrebbero accompagnato De Santis e che sono indagati per concorso morale in omicidio.
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