rassegna stampa

De Laurentiis: «Roma è insicura»

Il presidente del Napoli va all'attacco durante la presentazione del libro su Esposito «Ciro ucciso dalla politica. Il Daspo non serve, Alfano ci dia più poliziotti»

Redazione

Aurelio contro tutti. Potrebbe essere il titolo di una commedia da lui prodotta, ma in realtà il soggetto è molto serio. De Laurentiis spara a zero contro la politica, la «vera responsabile della morte di Ciro Esposito». Contro il ministro dell’Interno Alfano, che «non ha risolto i problemi». Contro il Daspo «impossibile da far rispettare» e gli steward «inutili». Contro i poliziotti, molti dei quali «non funzionano». E contro la città di Roma, «insicura», nonostante le dichiarazioni dei politici.

Teatro dell’attacco del «cinepresidente», come lo chiama qualche "nemico", è l’antisala dei Baroni, a Napoli, per la presentazione del libro «Ciro vive» di Antonella Leardi, la madre del giovane morto dopo mesi di agonia per i colpi di pistola esplosi dal tifoso della Roma Daniele De Santis nei pressi dello stadio Olimpico, dove quel 3 maggio 2014 si sarebbe giocata la finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina. Un giorno da dimenticare iniziato con la sparatoria di Tor di Quinto e proseguito con la «trattativa» per giocare la partita, con le immagini di Genny «’a carogna» a cavallo della recinzione della curva che facevano il giro del mondo. «Quel giorno non parlai per non essere frainteso. In Italia ci sono molti poliziotti che non funzionano», dice il presidente del Napoli che ricostruisce: «Il signor Tagliente, quando organizzammo la finale di Coppa Italia Napoli-Juventus (nel 2012, ndr), ci riunì in una caserma e decidemmo quello che bisognava fare, e non successe nulla per Napoli-Fiorentina, invece il presidente dell’Osservatorio del Viminale non ha saputo darmi indicazioni». Le conclusioni sono lasciate all’auditorio.

L’attacco prosegue, fino al vertice del Viminale, Angelino Alfano. «Quando il ministro dell’Interno parla di Daspo e non di Inghilterra, resto perplesso. Mi domando in che mondo viviamo? In che città protette viviamo? Sono loro i responsabili dell’omicidio di questo ragazzo». Le forze politiche hanno sbagliato, questa è l’unica verità, loro sono colpevoli. È passato un anno e non hanno preso misure», forse perché «hanno paura di perdere voti».

Per De Laurentiis «nessun ministro degli Interni negli ultimi anni ha saputo educare, invece che reprimere. Quando Alfano parla di Daspo io resto basito», continua sul provvedimento di interdizione dalle manifestazioni sportive rafforzato questa estate dal decreto stadi. «Anche perché mi chiedo se serva a qualcosa, come si fa a farlo rispettare, che controllo c’è negli stadi in cui entra qualsiasi cosa?».

Le forze dell’ordine non solo le uniche responsabili di quanto accade intorno a un evento sportivo. Anche le società hanno la loro fetta di responsabilità, che il premier Matteo Renzi vuole aumentare se non altro nella misura del contributo economico. Anche su questo punto il patron del Napoli ribalta il tavolo e chiede una sorta di esercito privato temporaneo. «Lo steward non serve a niente - spiega De Laurentiis - è sottopagato e noi non possiamo pagarli di più: io spendo un milione e mezzo l’anno ma se arriva uno e gli dice "levati", quello mica si fa spaccare la testa. Ci diano duecento poliziotti addestrati che possiamo comandare noi e che vengono rispettati anche per la divisa che indossano. Solo con gli steward dentro gli stadi continuano a entrare bombe, mentre il ministro dell’Interno e l’Uefa ci mettono una multa». La preoccupazione è anche per il nuovo business degli stadi di proprietà, secondo molti l’unico antidoto per rilanciare club e bilanci della serie A. «Io devo fare lo stadio - continua il produttore cinematografico - entro poche settimane ho preso l’impegno di presentare al sindaco il nostro progetto di massima. Ma le cose devono cambiare, Alfano deve schierarsi con intelligenza con noi».

Tornando ai fatti tragici dell’Olimpico, un’altra bordata è indirizzata alla Capitale. «Si continua a considerare Roma sicura - l’attacco - sono arrivati gli olandesi, non i pigmei e hanno distrutto la Barcaccia».

La protagonista della giornata, in realtà, sarebbe la madre di Ciro Esposito. «Antonella è un esempio più unico che raro - le parole di De Laurentiis - il suo libro è la testimonianza dell’amore di una madre, non della vita di un figlio. Antonella è una neo-Madonna». La signora Leardi è ancora scossa per gli striscioni esposti dalla curva Sud dell’Olimpico in occasione di Roma-Napoli. «Che cosa triste, lucri sul funerale con libri e interviste», il messaggio degli ultrà giallorossi per il quale è stato squalificato il settore dello stadio. «Nella mia vita è piovuta una tragedia enorme e io ho scelto di vivere il mio dolore trasformandolo in gioia per altri - spiega la madre di Ciro - la perdita di un figlio è diventata una missione». Per il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris «lo striscione visto a Roma ha ferito una città intera anche perché a fronte di parole di giustizia e sensibilità di Antonella continuano a esserci parole di discriminazione e odio. In questa vicenda Napoli è sempre stata unita perché Ciro è uno di noi - continua il sindaco - ora c’è un’indagine in corso ma manca un’altra fase. Siamo sicuri che quello che è accaduto non accada più?».