«Perché sempre io?». Se l’era chiesto Thiago Alcantara nell’ottobre del 2014, al secondo crack in 5 mesi, e se lo sarà chiesto anche Florenzi martedì pomeriggio, quando il ginocchio «riparato» ha subito una nuova innaturale torsione, mandando all’aria piani di rientro e il lavoro fatto per recuperare nel minor tempo possibile. Il sentimento di ingiustizia accomunai giocatori che vivono la maledizione di una recidiva, un male piuttosto comune che colpisce circa il 4-5% dei pazienti, e più si è giovani più si rischia il bis della lesione legamentosa. Florenzi stava per entrare nella ristretta cerchia di chi ce la fa in 4 mesi, poi lo stop e un crollo emotivo da gestire. Perché non è facile ricominciare da capo. Lo sa bene lo sventuratissimo Giuseppe Rossi: nel 2011 la rottura del crociato, a distanza di 6 mesi la ricaduta che lo costringe a due interventi chirurgici, nel gennaio 2014 altra lesione e altro intervento nell’estate successiva. Daniele Galloppa ai tempi del Parma vive il suo dramma personale che lo porterà a subire 4 infortuni gravi in 5 stagioni. Lo juventino Marchisio è stato operato nell’aprile del 2016 e poco più di 6 mesi dopo è tornato titolare, ma nonostante i tempi corretti nel recupero c’è stato un contrattempo e, per via di un’ infiammazione, è dovuto tornare sotto i ferri per un lavaggio artroscopico. In casa Roma non solo Florenzi ha fatto i conti con un fato avverso: Strootman si è dovuto operare addirittura tre volte. Con l’olandese il problema era all’origine, la prima ricostruzione del crociato non era stata eseguita bene dal chirurgo suo connazionale e solo dopo che ci ha messo le mani Mariani Kevin è riuscito a tornare calciatore. In passato furono i legamenti fragili di Cicinho a fare notizia a Trigoria, chi invece ha sfiorato la capitale ma poi è andato al Real Madrid è Abner, classe ’96: 2 apparizioni con la formazione B e crociato rotto per la seconda volta nella sua breve carriera. Marilungo con la maglia dell’Atalanta ha sentito il secondo crack a 42′ dal rientro in campo. Florenzi è tutt’altro che un’eccezione.
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Da Thiago a Rossi, i calvari infiniti
Sono tanti gli atleti che hanno visto le loro carriere condizionate da infortuni gravi e ripetuti nel tempo
(E. Menghi)
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