rassegna stampa

Cuore e orgoglio, Roma seconda

Udinese avanti con Perica (errore di Manolas), pari di Nainggolan Svarione di Widmer, Torosidis regala la vittoria. Lazio scavalcata

Redazione

La Roma c'è. Contro l'Udinese va sotto, rimonta, fatica e alla fine porta a casa tre punti pesantissimi nella corsa Champions. Ora ha un match point nel derby, probabilmente slittato a lunedì su volere della Lega di Beretta e Lotito: se vince sarà certa del secondo posto, con un pari può comunque sperare nell'ultima spiaggia in casa contro il Palermo. Una vittoria del cuore, quasi della disperazione, non certo del gioco che ormai non conta più.

PRESSIONE - La Roma deve vincere per riprendersi il secondo posto, l'Udinese, senza più obiettivi, vuole solo fare «bella figura» stando ai propositi di Stramaccioni. Ci riesce per lunghi tratti, pagherà gli errori nelle due aree. Con Totti e Iturbe di nuovo nel tridente al fianco di Ibarbo, i giallorossi cercano di sbloccarla subito ma in vantaggio ci passa l'Udinese: Thereau sfrutta un mancato disimpegno da «presuntuoso» di Manolas, Perica segna il primo gol in serie A (come il milanista Van Ginkel) sulla ribattuta di De Sanctis. L'ennesimo regalo stagionale di una difesa da rifondare.

LABIALE - «Non è successo niente, ora gliene facciamo 4», urla il capitano ai compagni a centrocampo. Come a dire: non fermiamoci. Spalle al muro, impaurita e per certi versi impotente, la Roma si rimette sotto ma sbatte di continuo sul muro dell'Udinese. E per poco dall'altra parte non arriva il colpo del ko con Perica che di testa sfiora il palo gelando l'Olimpico. Ibarbo, il più pimpante davanti, si conferma tutt'altro che un bomber: prima spreca il tap in a due passi dalla porta, poi fa tutto bene tranne il tiro. La partita gira in 30 secondi: Allan parte da solo in contropiede e sbaglia, la Roma riparte e trova il pari sull'asse Pjanic-Totti-Nainggolan. Il belga, come spesso accade il migliore, segna la quinta rete in campionato come non gli era mai successo in carriera. Il brivido al 45', però, è ancora sulla schiena di De Sanctis salvato dal legno sulla punizione quasi perfetta di Guilherme.

RIPARTENZA - A inizio ripresa sembra che sulla panchina sia tornato Zeman: sette romanisti sono pronti a scattare al fischio d'avvio sulla linea di centrocampo. Una «fissa» del boemo, più mentale che tattica. Sulla Roma di oggi non dà grandi effetti: continua a fare la partita ma fatica a costruire conclusioni «pulite» e a ogni ripartenza dei friulani trema, vedi Allan (ancora lui) che si presenta solo in area e si fa rimontare da Yanga-Mbiwa. E come nel primo tempo la vecchia legge del calcio, «gol sbagliato gol subìto», è puntuale. Il marcatore che non t'aspetti è Torosidis, fin lì inguardabile: clamorosa palla sbucciata da Widmer, Karnezis non riesce a respingere il tocco fortuito del greco. Tanto brutto quanto vitale.

GESTIONE - Fatto il più, Garcia pensa a preservare il vantaggio: dentro Keita per Totti osannato dalla sua gente al termine di una partita generosa con sprazzi di qualità, a conferma di quanto il capitano sia ancora al centro del progetto tecnico. Nel rombo Pjanic (spento, dolorante e poi sostituito da Ljajic) fa il trequartista, mentre davanti Doumbia prende il posto di Iturbe che avverte una fitta al ginocchio da valutare. A due facce la partita dell'argentino: fantasma nel primo tempo, attivo nella ripresa in cui riesce a mettere dentro palloni interessanti, compreso quello su cui Nainggolan si inventa un colpo di tacco e colpisce il palo. Poi è il turno di Holebas (anche lui tutt'altro che positivo) fermato dalla traversa. Segnali inquietanti, uniti all'occasione sprecata dall'altra parte da Thereau.

AMBIENTE - L'Olimpico può tirare un sospiro di sollievo solo quando Banti dice basta. Questo passa il convento: più di una vittoria sofferta la Roma di oggi non è in grado di fare. Prima della partita fischi durante le formazioni e cori contro il dg Baldissoni e Pallotta, durante la gara un po' di tutto: applausi, incitazioni e qualche giocatore preso di mira. Ora un derby che terrà una città col fiato sospeso, come due anni fa. Stavolta in ballo non c'è una coppa ma i milioni fondamentali per costruirsi un futuro.