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Così il Campidoglio affonda lo stadio

L'Autorità di bacino dà l'ok al progetto: fate le opere e togliamo il rischio idraulico. Ma il Comune s'impunta: prima la vostra approvazione, poi iniziano i lavori

Redazione

Chiarita, finalmente, la querelle sulla pericolosità idraulica – o come amano chiamarlo i talebani del «no stadio» il rischio esondazione – dell‘area di Tor di Valle. Tutto nero su bianco: protocollo 261 del 20 gennaio. Firma, ingegner Carlo Ferranti, lettera indirizzata con posta elettronica certificata all’Urbanistica capitolina e, per conoscenza, alla Regione Lazio. È la bozza di parere dell‘Autorità di Bacino del Tevere sul problema rischio idraulico di Tor di Valle. E, come trapelato nei giorni scorsi, si conferma come la più importante sconfessione scritta delle paure (reali o immaginarie) dei sostenitori del no al progetto. Il parere finale dovrebbe partire oggi o domani, direzione Presidenza del Consiglio dei Ministri, per poi entrare a far parte del parere unico dello Stato. Si legge, infatti: le norme, «nel segnare la competenza di questa Autorità» specifica «gli ambiti di valutazione delle componenti progettuali anche in riferimento al caso in cui debbano essere realizzate opere di messa in sicurezza». Tradotto: spetta a noi decidere se un’opera funziona o no per la messa in sicurezza idraulica. «Nel caso dell’intervento in questione – prosegue il parere – la compatibilità (idraulica) può essere conseguita attraverso la realizzazione di specifiche opere di messa in sicurezza del fosso in questione che fanno parte del progetto definitivo».

Ovvero: le opere di mitigazione del Fosso del Vallerano inserite nel progetto mettono in sicurezza idraulica l’area. «Riguardo al parere che sarà reso sul progetto definitivo, si conferma quanto già espresso in sede di Conferenza di Servizi» e cioè che vi è la «necessità di realizzare le opere di messa in sicurezza secondo gli elaborati presentati e con priorità rispetto alle altre componenti». In sostanza, per l’Autorità le opere previste nel progetto vanno fatta e anche per prime. Infine, «con la realizzazione e il collaudo delle opere la Regione potrà richiedere l’aggiornamento delPiano di Assetto Idraulico». E, conclude: «Definiti i particolari riferimenti alle norme del Piano di Assetto Idraulico, restano di esclusiva competenza del Comune la valutazione della presenza delle condizioni necessarie ai fini dell’adozione della variante urbanistica». Che significa: l’adeguamento sulle carte del rischio idraulico dell’area di Tor di Valle potrà avvenire solo dopo la conclusione e il collaudo dei lavori delle opere del progetto e su richiesta della Regione. Non solo ma spetta al Comune valutare le condizioni per la variante urbanistica, considerato che per noi non ci sono motivi ostativi.

Insomma, per l’Autorità di Bacino la sintesi del discorso è semplice: spetta a noi decidere sul rischio idraulico del progetto, le opere previste vanno bene se saranno fatte tutte come da dossier e fatte per prime, quindi per noi è ok. Se poi il Comune ha altri motivi per non fare la variante, sono problemi suoi. A questa lettera, dieci giorni dopo risponde il Comune, scrivendo: vista la nota di cui prendiamo atto, «se ne deduce – contrariamente a quanto asserito in Conferenza di Servizi – che l’effettiva rimozione del rischio idraulico zinterverrà solo a seguito della realizzazione e collaudo delle opere». Quindi, per i funzionari, visto che il provvedimento della Conferenza di Servizi «sostituisce ogni autorizzazione», senza la «dichiarazione di non pericolosità idraulica» non si possono rilasciare titoli autorizzativi. Non solo, ma «in tale condizione nessuna variante urbanistica comportante aumento del carico antropico sulle aree a rischio potrà essere adottata». Insomma, il più classico cortocircuito burocratico. Uno, l’Autorità di Bacino, che dice: fate le opere e si può togliere il vincolo idraulico. L’altro, il Comune, che dice: se non togli il vincolo idraulico non posso fare la variante e quindi non si possono fare le opere.

(F. M. Magliaro)