rassegna stampa

Contucci: «Gli ultras hanno ragione. Perseguitati senza motivo»

Il legale dei tifosi: «La protesta è una forma civile non violenta. Perché ai concerti all’Olimpico non è usato lo stesso metro?»

Redazione

Avvocato penalista, esperto in legislazione antiviolenza, Lorenzo Contucci ha aperto la sua professione a un mondo che conosce bene. Dopo una militanza di 23 anni all’interno della Curva Sud romanista è stato il primo in Italia a saltare la barricata, perché adesso i tifosi li difende in tribunale. Tra i suoi assistiti figura anche l’ultras napoletano «Genny a carogna», condannato a due anni e due mesi di reclusione per i fatti avvenuti allo stadio Olimpico nella finale di Coppa Italia del 2014.

Da quando ha deciso di seguire le cause relative ai tifosi?

«Diciamo che sono nato in curva e l’ho frequentata per 23 anni, quindi posso dire di essere diventato avvocato proprio in curva».

Una scelta dettata da cosa?

«Stando allo stadio mi sono reso conto di come la figura del tifoso sia stata talvolta soggetta ad alcune dinamiche discriminatorie».

Come giudica l’operato del prefetto di Roma Gabrielli?

«Come chi spara con un cannone sopra una formica. Non c’è un rapporto di fiducia, i tifosi non si fidano di lui».

Domani per la prima volta un derby senza curve. È d’accordo sulle modalità della protesta?

«Certo, è una forma civile e non violenta perché nessuno può obbligare i tifosi ad andare allo stadio se questi non trovano più il piacere di farlo».

Le è mai capitato nella sua carriera una situazione simile?

«No, mai vista».

Che succede?

«Barriere divisorie nelle curve, perquisizioni eccessive anche a donne e bambini, multe per chi non rispetta il proprio posto all’interno dei settori, anzi della curva».

Perché soltanto nella curva?

«Le sanzioni finora sono state applicate in Curva Sud, non nelle tribune. Allora perché durante i concerti di Vasco Rossi o di Ligabue non viene utilizzato lo stesso metro per chi sosta davanti ai ballatoi o nei pressi delle uscite di sicurezza? Evidentemente non valgono per tutti».

Per quali ragioni?

«Ce ne sono due. La prima è che Roma offre un’ampia visibilità e poi dal punto di vista oggettivo si presta a questa sorta di progetto».

Quale?

«Una prova per un modello generale che sinceramente non so a chi possa ispirarsi. Nonostante quello che dice il prefetto, i dati continuano a registrare un calo di spettatori. A Dortmund per esempio la curva non è numerata».

Quali sono le motivazioni che le sono state riportate più spesso dai suoi assistiti.

«Potrei raccontare molte storie, diciamo che molti appartenenti ai gruppi mi hanno registrato numerosi atti intimidatori da parte delle forze dell’ordine».

Un esempio?

«Con una presenza pressante delle forze dell’ordine anche nella curva si creano inevitabilmente delle tensioni. Se arriva un agente mentre attacchi uno striscione e ti dice che se soltanto ci provi ti prendi una diffida, lei cosa penserebbe?».

Trova che alcune di queste misure siano al limite della costituzionalità?

«Sicuramente, se io per due volte non mi siedo sullo stesso posto allo stadio prendo il Daspo da 1 a 3 anni. Praticamente è parificabile a una persona che parcheggia due volte in doppia fila e gli viene applicata la sorveglianza speciale».

Gabrielli parla di episodi di violenza accaduti fuori dall’Olimpico.

«C’è una contraddizione di fondo. L’anno scorso solo in due occasioni si sono registrati incidenti fuori dallo stadio: nel derby e con il Cska Mosca. Perché il prefetto dice per esempio che la curva contiene 8.700 persone e ne sono invece entrate più di 12.000? O entrano in modo abusivo ai tornelli oppure avvengono 25-35 scavalcamenti al minuto. Non mi sembra un dato credibile».

All’Olimpico sono stati fischiati anche i tifosi che volevano sostenere la squadra.

«Molti sono esasperati per il momento che si sta attraversando».

Una parte della curva sud ha puntato il dito anche contro la società.

«C’è un documento datato il 26 giugno in cui si dice che il club era a conoscenza dell’innalzamento delle barriere all’interno delle curve. Sapeva e ha continuato a vendere abbonamenti per la Champions League e per curva nord. Credo sia questo il motivo».

Dopo il derby i tifosi potrebbero cambiare idea e tornare in curva?

«Dipende da molti fattori, aspettiamo il derby poi si vedrà».

Il ruolo delle tv può cambiare le carte in tavola?

«Un derby che vendi in 104 paesi può perdere valore in futuro di fronte a uno spettacolo desolante. Fateci caso, al momento le telecamere fanno lo slalom per non inquadrare le curve vuote».

Soluzioni a breve termine?

«Non credo ci siano, forse dalla prossima stagione».

Su cosa continuerà a combattere l'avvocato Contucci?

«Per i diritti dei tifosi che vogliono viverla la partita e non subirla, anche rimanendo seduti davanti a una tv».

(A. Serafini)