rassegna stampa

Caos Roma, tutti in ritiro

LaPresse

L’esonero di Di Francesco al momento è congelato, nella trasferta europea l’obiettivo è evitare ulteriori figuracce, poi sarà Roma-Genoa, la partita della disperazione

Redazione

Pagano i giocatori, di nuovo. Per la società sono loro i principali colpevoli del fallimento e per la seconda volta in stagione li ha spediti in ritiro. A tempo indeterminato stavolta, sicuramente fino a Plzen ma probabilmente continuerà fino a domenica, come riporta Il Tempo.

La punizione non è scattata subito, dopo l’harakiri di Cagliari la Roma era sotto shock, la notte ha portato consiglio e dopo un fitto confronto con un furibondo Pallotta, che ha delegato ogni decisione a Monchi, ieri mattina la squadra è stata convocata a Trigoria, infortunati compresi, per prendersi le proprie responsabilità.

Era già successo dopo Bologna, l’effetto era stato positivo e aveva portato a 3 vittorie di fila in campionato, il respiro più lungo prima di tornare ad arrancare. La crisi non è mai finita, anche se il club nota delle rilevanti differenze rispetto a due mesi e mezzo fa, oggi vede un’identità di gioco che prima non c’era e pure se i limiti restano tanti toccano soprattutto la sfera caratteriale. Ecco perché sul banco degli imputati sale prima chi scende in campo e lo fa part-time, dimenticandosi che le partite durano 90 minuti più recupero. Non è un caso se nei primi tempi sono stati incassati 9 gol e nelle riprese 17.

L’approccio, al contrario, è quasi sempre perfetto: quello di Cristante è stato il 7° centro nel primo quarto d’ora di gioco a fronte di 0 reti subite. Comincia bene, finisce malissimo e la classifica ne risente parecchio. La Roma è ottava, raggiunta a quota 21 anche da Atalanta, Parma e Sassuolo, distante 5 lunghezze dalla zona Champions che doveva, e dovrebbe, essere la sua priorità, più che raddoppiata addirittura dalla Juventus che vola in solitaria a 43 punti. Sono 14 quelli in meno rispetto alla passata stagione dopo 15 giornate, non andava così male dal 2011-12 con Luis Enrique, che a fine anno si chiamò fuori da solo. Di Francesco non ha intenzione di dimettersi, è vero che la società colpevolizza in primis i calciatori e non ritiene il cambio in panchina una vera soluzione al problema, ma se le cose non dovessero cambiare alla fine a pagare lo scotto più grande sarà l’allenatore.

L’esonero al momento è congelato, nella trasferta europea l’obiettivo è evitare ulteriori figuracce, poi sarà Roma-Genoa, la partita della disperazione. Il tecnico ieri ha posticipato l’allenamento al pomeriggio perché ha preferito sfruttare la mattinata per tenere a rapporto la squadra nello spogliatoio, lasciando fuori i dirigenti. Anche Monchi, grande alleato del tecnico insieme a Totti si è confrontato personalmente con ogni giocatore: "Dovete prendervi le vostre responsabilità", la sintesi del discorso. Nel frattempo non può evitare di riflettere sul ristretto ventaglio di possibilità per il futuro della panchina, da Montella a Paulo Sousa, passando per Donadoni: ci sono loro sul mercato, ma non convincono. A mettere d’accordo tutti è il solo Conte, che ha rifiutato il Real Madrid e vuole ripartire in estate da un nuovo progetto, ma ben diverso da quello romanista, poco affine al suo. Anche per questa carenza di alternative la Roma ha confermato la fiducia (a tempo) a Di Francesco, per nulla aiutato dall'emergenza infortuni: l’unico a tentare il recupero per Plzen è Coric.