Finalmente sono arrivate. Dopo una settimana, e soprattutto dopo l’accordo, a questo punto sostanzialmente raggiunto, per la costruzione del nuovo Stadio della Roma, Paolo Berdini, urbanista, anarco-comunista ha presentato le sue dimissioni «irrevocabili». Una decisione tardiva, quella dell’assessore che dopo lo «sfogo» a La Stampa in cui definiva il sindaco Virginia Raggi «strutturalmente inadeguata» e che secondo lui con l’ex capo segreteria «erano amanti», è comunque rimasto al suo posto. Nonostante avesse provato a smentire, poi a sua volta smentito dall’audio diffuso dal quotidiano torinese, nonostante la Raggi avesse «accettatole dimissioni con riserva», sostenendo che «Berdini è venuto da me con la cenere in testa e i ceci sotto le ginocchia», lui era rimasto al suo posto. Preferendo disertare la giunta ma continuando ad esternare con intervista e lettera aperta. Continuando a mettere alla prova la pazienza di tutti. Ieri sera poi la nota stampa, inutilmente provocatoria: «Mentre le periferie sprofondano in un degrado senza fine e aumenta l’emergenza abitativa, l’unica preoccupazione sembra essere lo Stadio della Roma. Dovevamo riportare la città nella piena legalità e trasparenza delle decisioni urbanistiche, invece si continua sulla strada dell’urbanistica contrattata, che come è noto, ha provocato immensi danni a Roma – sottolinea Berdini – era mia intenzione servire la città mettendo a disposizione competenze e idee. Prendo atto che sono venute a mancare tutte le condizioni per poter proseguire il mio lavoro. Ringrazio coloro che hanno collaborato con me e le tante persone che mi hanno sostenuto in questi mesi di duro impegno. Da questo momento le mie di missioni sono irrevocabili».
rassegna stampa
Berdini alla fine si dimette. Avanti un altro in Campidoglio
L'assessore scrive: "Mentre le periferie sprofondano in un degrado senza fine e aumenta l’emergenza abitativa, l’unica preoccupazione sembra essere lo Stadio della Roma"
Nessun accenno alla mancanza di stima e alle offese a Virginia Raggi, nessun accenno a uno «scivolone» non solo politico, ma anzi, quasi un j’accuse da parte di chi si sentiva parte della giunta capitolina «di diritto». O peggio di chi pensava di «cambiare» Roma secondo una propria visione che non ammette compromessi con l’amministrazione collettiva della città, ovvero nell’interesse pubblico e non soggettivo. A maggior ragione in un settore così delicato come quello dell’urbanistica.
Tra le prime «stoccate» quella del consigliere capitolino M5S, Pietro Calabrese: «Abbiamo sempre valutato i fatti e continueremo a valutare il lavoro. Se alle parole non corrispondono i fatti è normale che a un certo punto si dividano le strade. Si è intensificata la sua attività mediatica negli ultimi giorni a cui non è corrisposta un’attività fattiva: la sintesi perfetta è:”dice ma non fa”».
Anche se in effetti poi, Berdini ha fatto. In ritardo certo, ma le sue dimissioni erano comunque già irrevocabili. L’inesperienza, questo sì, di Raggi & Co, gli ha concesso di calciare l’ultimo pallone. Ma non è, comunque la si metta, una pagina dignitosa. Non per i protagonisti di questa vicenda, non per una Capitale che merita, a prescindere più rispetto. Dopo l’annuncio delle dimissioni irrevocabili, una lunga riunione in Campidoglio, ha affrontato il da farsi. Trovare un sostituto, dopo i colloqui a vuoto dei giorni scorsi, non sarà facile. C’è chi fa il nome dell’attuale presidente della commissione Urbanistica, Donatella Iorio. Lapidario il commento della Raggi a fine serata: «Berdini? Adesso basta. Abbiamo sorvolato su pettegolezzi da bar. Adesso prendiamo atto che l’assessore preferisce continuare a fare polemiche piuttosto che lavorare».
(S.Novelli)
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