rassegna stampa

Alessandro Nesta, bandiera sbiadita

Un tweet dell'ex capitano biancoceleste: ho tifato Roma. I laziali si infuriano

finconsadmin

C’era un capitano. Una volta. Nesta twitta col solito candore: «Ieri sono riuscito a tifare per la Roma, oggi tifo la Juve, non mi riconosco più». Una coltellata al cuore dei laziali per quanto in quel «sono riuscito» c’è ancora un rigurgito di lazialità inghiottito dalla lunga parentesi milanista e dalla residenza americana.

Una giustificazione troppo piccola e così i tifosi si sono scatenati sul web contro uno dei giocatori simbolo dell’epopea cragnottiana, il cucciolo cresciuto nel settore giovanile con la Lazio nel cuore. Il nazionalismo di base che lo anima può essere condivisibile ma non da parte di chi è stato la bandiera di un popolo. Ai romani potete dire qualsiasi cosa, fare qualsiasi torto, ma dentro il Grande Raccordo Anulare il derby è una cosa troppo seria. Se sei laziale sei anche antiromanista e viceversa: è una legge scritta. Da Romolo e Remo, da Orazi e Curiazi, è sempre stato così e non può essere Nesta a oltrepassare lo steccato di un dogma scritto sui sampietrini della Capitale.

Si può mai tifare per la Roma seppure in una competizione europea? No. E allora gli insulti si sono sprecati anche perché in passato Francesco Totti aveva augurato, giustamente perché altrimenti il derby non esisterebbe, la discesa dei dirimpettai cittadini in serie B. Seguito a ruota dal suo scudiero De Rossi tanto per ribadire che dall’altra parte del Tevere non sono mai stati teneri con le vicende laziali.  Per questa ragione i tifosi si sono infuriati con tweet di ogni genere mandati a Nesta: «Ma che dici Alessandro, forse parli così perché adesso sei in Canada. Qui a Roma è dura di questi tempi con i giallorossi che vanno a mille...». E ancora «Neanche noi ti riconosciamo più». Qualcuno è andato anche oltre inasprendo i toni anche perché le incomprensioni tra Nesta e i tifosi laziali sono durate un decennio, quello milanista. Poi il 26 maggio la ricucitura, la corsa sotto la curva con 60.000 laziali durante la manifestazione «di padre in figlio» ad applaudire il vecchio e forse unico capitano. Fino all’altro giorno perché i laziali di questo Nesta ecumenico non se ne fanno nulla, preferiscono ricordare solo il grande difensore. Ma la bandiera non c’è più, un’altra, rimane Olympia a rappresentare una parte della città che non si vuole omologare alla massa.