Otto acquisti, tre cessioni eccellenti, l’addio di Totti e Szczesny e una rosa "allungata" in tutti i reparti per reggere l’urto della Champions: è una Roma nuova quella affidata a Di Francesco, di sicuro con più alternative. Anche più forte? Sarà il campo a dirlo. Monchi chiude il mercato come aveva annunciato mercoledì, senza sussulti finali, adesso tutta la pressione si trasferisce sull’allenatore, che eredita una squadra reduce dal campionato migliore della sua storia – 87 punti il record firmato Spalletti – ma non sufficiente a interrompere la lunga astinenza di trofei: ultima Coppa Italia vinta nel 2008 mentre per lo scudetto bisogna tornare al 2001. A Di Francesco la società non impone di certo il tricolore, ma gli chiede quantomeno di giocarsela fino in fondo nelle competizioni italiane, di non sfigurare in Champions nonostante un girone tostissimo e di prenotare uno dei quattro posti che da quest’anno portano tutti dritti nella coppa europea più ricca.
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Adesso tocca a Di Francesco
Monchi chiude il mercato come aveva annunciato mercoledì, senza sussulti finali, adesso tutta la pressione si trasferisce sull’allenatore
Monchi ha messo a disposizione dell’allenatore almeno due opzioni per ogni ruolo, in molti casi di livello equivalente, con l’aggiunta di un jolly come Florenzi finalmente pronto a rientrare e adattabile a giocare in diverse posizioni. La Roma di oggi ha più terzini e centrocampisti, abbondanza e qualità in attacco, con l’unico neo nel dei difensori centrali sulla carta non all’altezza degli altri: molto è sulle spalle di Manolas e dopo una breve vacanza la prossima priorità di Monchi è proprio quella di "tranquillizzare" il greco con il rinnovo. Di Francesco insisterà sul 4-3-3 almeno all’inizio e il suo obiettivo più intrigante è far convivere Schick e Dzeko in attacco per attutire la partenza di Salah: una potenziale coppia devastante, con il ceco pronto a partire largo a destra e sfruttare il suo tiro di sinistro micidiale. L’altro grande interrogativo riguarda l’equilibrio generale della Roma e, di conseguenza, la tenuta difensiva. Non è tanto o solo una questione di uomini – l’assenza di Rudiger pesa – ma di distanze e meccanismi.
Monchi avrebbe regalato volentieri un centrale in più al tecnico ma dopo il colpo Schick si è ritrovato le casse vuote. Ieri non è riuscito a piazzare due esuberi: Castan e Vainqueur restano a Trigoria. Per il francese, in realtà, c’è ancora una settimana di tempo per piazzarlo in Turchia o in altri mercati rimasti aperti (in Spagna si chiude oggi), dopo che Marsiglia e Bologna si sono ritirate. Con Castan discussa una possibile risoluzione contrattuale ma in un incontro tra i dirigenti, il papà del ragazzo e l’agente si è deciso di rinnovare fino al 2020 l’attuale accordo in scadenza tra due anni, spalmando quindi in tre esercizi lo stipendio da 8 milioni lordi complessivi che il difensore deve ancora percepire. Una casella per inserirlo nella rosa per campionato e Coppa Italia c’è, in lista Uefa no. Anzi, già c’è uno di troppo: oggi verrà deciso chi tagliare tra l’infortunato Emerson (probabile) o Gerson. Gyomber passa al Bari in prestito con obbligo di riscatto in caso di promozione in Serie A. Va a farsi le ossa al Crotone il giovane centravanti Tumminello, girato in prestito secco alla stessa società che ha fatto crescere Florenzi.
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