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Il Messaggero

Zaniolo, un passo nel futuro

Getty Images

A un anno esatto dall'infortunio con l'Olanda, Nicolò vuole tornare protagonista con la Nazionale

Redazione

Un anno dopo (oggi sono passati esattamente 12 mesi dall'ultimo crac), riecco Zaniolo. Protagonista, essere risalito sul palcoscenico con la Roma, anche a livello internazionale, scrive Ugo Trani su Il Messaggero. Al Sankt Jacob Park ricomincia l'avventura interrotta il 7 settembre contro l'Olanda. Improvvisamente si ritrova in campo. E Mancini gli carica sulle spalle l'Italia che fatica a segnare, che ha bisogno di tecnica, personalità, spavalderia e di potenza. È l'identikit di Nick che si infila la maglia azzurra come se niente fosse e si fa spazio a spallate nella Nazionale campione d'Europa che lasciò sul più bello, alla Johan Cruyff Arena di Amsterdam. Nicolò ha rialzato la testa e, a petto in fuori, è ripartito. Proprio come vogliono il ct e ovviamente Mourinho. Sono passati tre anni esatti dalla prima convocazione. Ancora inizio settembre. Subito in gruppo per le partite di Nations League contro la Polonia e il Portogallo. Mancini lo chiamò in Nazionale prima ancora di vederlo debuttare con la Roma. Ha subito puntato forte su Zaniolo, vedendo dove altri, pure club di prima fascia (basta pensare all'Inter) e allenatori celebrati, hanno tenuto gli occhi chiusi. L'esordio, colpa delle due lunghe pause, è già lontano: il 23 marzo 2019 a Udine contro la Finlandia per le qualificazioni a Euro2020. L'unica gara intera delle otto giocate l'11 novembre dello stesso anno contro l'Armenia a Palermo, l'ultima delle qualificazioni per l'Europeo, coincide con i primi gol: doppietta. Non c'è, dunque, da stupirsi a trovarlo in panchina per il primo scontro diretto con la Svizzera. Lui tra i 23 e i suoi coetanei (e amici) Kean e Scamacca, più attaccanti del giallorosso che è ripartito da prima punta, finiti di nuovo in tribuna, a Basilea come giovedì a Firenze. E non bisogna nemmeno meravigliarsi di quel cambio in corsa: domenica sera, nella fase cruciale della sfida al Sankt Jacob Park, il ct lo ha voluto al posto del titolare Immobile. Gli ha chiesto di fare il centravanti, di allargare le spalle per poi rivolgerle alla porta e di difendere il pallone. Di allargarsi, di tagliare e di andare in profondità, di pressare e comunque di partecipare. Il jolly diventato però la mossa della disperazione. Il risultato non è cambiato e Yakin ha esultato per il pari.

Zaniolo ha cercato di accontentare il ct. Ci ha provato. Presto ha lasciato il centro per la fascia, a sinistra e subito dopo stabilmente a destra, quella che Di Francesco gli consegnò nella Roma. Ha usato la corsa, la forza e la qualità. Anche la convinzione. Più di tanto, però, non ha potuto. Un po' come l'Italia post Europeo. Mancini, del resto, ancora non lo può promuovere titolare. Se Locatelli ha solo 70 minuti, parola di Mancio alla vigilia del match di Basile, Nicolò ne ha sicuramente meno. Non che non possa fare una gara intera, ma di sicuro non con l'intensità che serve alla Nazionale.