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Il Messaggero

Zaniolo, tu che dici?

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Ora tutto dovrà cambiare, anche attraverso l'atteggiamento di Nicolò, limando qualche difetto di gioventù che aveva colpito anche il giovane Totti più di vent’anni fa

Redazione

José Mourinho ha esagerato, forse. O magari un pizzico di verità, nelle sue parole, c’è: Nicolò Zaniolo si sente frustrato, ha bisogno di essere protetto e, a quanto pare e secondo lo Special, gli arbitri non lo fanno. E quindi lo ha fatto lui, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero. Lo puniscono alla prima protesta e anche davanti a scorrettezze evidenti (come sul fallo evidente ricevuto da Svanberg, quando a Nicolò salta addirittura lo scarpino) sorvolano. Ma andare all’estero non migliorerebbe la situazione, visto che spesso in Premier, o in Spagna si tende a far giocare tanto e a fischiare poco: il metro arbitrale è in linea con il nostro. Zaniolo ha ascoltato il suo allenatore, ha apprezzato il senso dello sfogo: protettivo, senza secondi fini, come ad esempio preparare la strada per una cessione. Ma ora tutto dovrà cambiare, anche attraverso il suo atteggiamento (oltre a quello degli arbitri che non dovranno essere condizionati in positivo né in negativo nei suoi confronti), limando qualche difetto di gioventù, che aveva colpito anche il giovane Totti più di vent’anni fa. Nicolò è un talento (svenduto dall’Inter – che domani vivrà da avversario – e valorizzato dalla Roma), che in questo momento vive nell’esuberanza del rientro dopo l’agonia del doppio infortunio, ci sta che se la prenda facilmente e che non si senta protetto in campo. Dici: gli arbitri ce l’hanno con lui. Non ci sono prove, ma forse qualche episodio che in passato ha indispettito qualche arbitro. Che sbaglia comunque a vendicarsi: a tal proposito, l’arbitro Maresca non prese bene la simulazione di Zaniolo durante un’amichevole a Roma, nell’agosto del 2019, a seguito della quale concesse un rigore inesistente ai giallorossi. Quella sera, vista la scarsa importanza della partita, il direttore di gara si aspettava un aiuto da parte del calciatore. Ma questo è solo un esempio, non una prova che giustifichi gli atteggiamenti a cui si riferisce Mourinho.