Quello che il destino toglie, prima o poi lo restituisce, scrive Stefano Carina su Il Messaggero. Zaniolo ha dovuto attendere poco. All’urlo strozzato con tanto di corsa sotto la Curva Sud vanificata per il gol annullato al 90′ con il Genoa, ieri ha fatto posto lo sguardo incredulo verso chi dubitava, tra le fila dello Spezia, che il calcio in volto ricevuto da Maggiore non fosse rigore. Un rivolo di sangue che gli colava in fronte e la rabbia per aver visto per l’ennesima volta quel maledetto pallone non voler entrare. Non una, ma due traverse nel giro di altrettanti secondi a negargli la rete che il Var, richiamando l’arbitro Fabbri al check, concederà poi per interposta persona a Abraham. Sì proprio Tammy, il compagno di reparto, l’amico in campo e fuori che una ventina di giorni fa gli aveva tolto la gioia del gol-vittoria contro i rossoblù con un pestone a Vazquez. Il cerchio non ha impiegato molto a chiudersi e ha visto Nicolò confermarsi decisivo. Senza segnare. Senza dispensare assist. Senza giocare dal primo minuto. Senza fare polemica per l’esclusione iniziale a La Spezia, la sua città adottiva nonostante l’anagrafe dica che è nato a Massa. E cancellando di colpo quei like sotto i post di alcuni giocatori della Juventus, apparsi sabato sera dopo il successo di Empoli, che poco erano piaciuti ai tifosi romanisti sui social. Ieri ha utilizzato Instagram soltanto per un selfie che lo ha raffigurato con la palpebra destra gonfia e l’escoriazione visibilissima sopra il naso. Poche parole che però hanno trovato l’adesione, tra gli altri, di Daniele De Rossi:“L’importante erano i tre punti“.
Il Messaggero
Zaniolo, il broncio e poi i sorrisi: “L’importante erano i tre punti”
Nicolò è entrato nella ripresa e al 98' ha procurato il rigore della vittoria
© RIPRODUZIONE RISERVATA