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Il Messaggero

Vale tutto

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Lazio-Roma è il bivio dell'anno anche per giocatori e allenatori: trionfo o ridimensionamento. Il piazzamento Champions conta più di ogni rivalità cittadina e può cambiare il destino dei club
Redazione

Si sa, è noto e ormai fin troppo banale: il derby non è una partita come le altre. In campo vale tre punti. Come le altre. Il problema sono le conseguenze. Sarà un caso che la Lazio ha cominciato a perdere colpi proprio dopo il derby dell'andata. Conseguenze negative. Sarà un caso che da quella notte di gennaio, la squadra di Sir Claudio non si è più mai fermata, vincendo nove delle successive dodici partite di campionato. Conseguenze positive. Quello che dice Ranieri è corretto e vale sempre, specialmente in questo derby; e vale anche per Baroni. "Basta vincere, anche con un colpo dî fortuna": questo è il manifesto da esporre. Conta - scrive Alessandro Angeloni su 'Il Messaggero' - poter sognare ancora in qualcosa, per altre sei giornate; conta provare ad andare in Champions; perché oltre alla bellezza di esserci c'è anche la sostanza, una cinquantina di milioni, da mettere nelle tasche. Baroni ha la necessità di non buttare al vento quanto di buono (e bello) mostrato fin qui; Ranieri deve completare il (capo)lavoro e, in caso di addio (e non solo dal ruolo di allenatore), farsi pure rimpiangereCastellanos ha il peso di scendere in campo come l’uomo della provvidenza; Pellegrini come il Delvecchio dei nostri giorni; il filosofo Rovella contro il rude Paredes, l’uomo che si è impossessato di questo genere di gara, sul modello argentino, e come lui Mancini, che il derby lo ha già deciso e sa cosa vuol dire essere un eroe. Siamo partiti da una banalità, finiamo con un’altra: è come una finale. Sì, stavolta è proprio vero: vale tutto.