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"Si tratta di un giocatore di assoluta maturità, conosce il gioco e i tempi. Nessun allenatore rinuncia a uno come lui. Da trequartista ha fatto bene, non era mia intenzione impiegarlo in quel ruolo, fino ad adesso, ma ha funzionato e sono contento". Così Gian Piero Gasperini su Jude Bellingham? No, su Bryan Cristante, momentaneo capitano della Roma, con 328 presenze e trentatré reti. Strano, no? Nel mondo giallorosso c'è (ancora) qualcuno in grado di apprezzare questo giocatore, così normale, così poco appariscente, che non ruba l'occhio e che non si esibisce in scintillanti colpi di tacco o gol a ripetizione. Eppure - scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero - ci risiamo, Bryan è lì e nessuno ne fa a meno, ed è così da quanto è arrivato nella Capitale: da Di Francesco a Gasp, passando per Mourinho e De Rossi, ha messo tutti d'accordo. Gasperini lo ha riproposto nel ruolo in cui lo aveva inventato, trequartista, incursore, ciò che poi è diventato Pasalic, con meno fisico e più tecnica. A Reggio Emilia ha intercettato Matic e si è proposto in avanti, andando lui a fare il finto centravanti, più che Dybala, abile a mandarlo in porta dai sedici metri. Cosa piace di Cristante agli allenatori? La capacità di leggere il gioco, l'intelligenza tattica, la scioltezza con cui interpreta più ruoli. La sua presenza là in mezzo ha giovato a un giocatore come El Aynaoui che per la prima volta si è trovato a fare il centrocampista in un reparto con tre calciatori e non con due. Non a caso, quella di Reggio, è stata la prestazione migliore da quando gioca nella Roma. Sta crescendo, insomma. Cristante è già cresciuto e più in là non andrà, ma per ora basta, o almeno, anche
Gasp se lo fa bastare.
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