Il derby è sempre unico per definizione, scrivono Alessandro Angeloni ed Emiliano Bernardini sul Messaggero, specie quello diRoma. E lo è anche per i contorni, per i colori che si vedono allo stadio, lo è per i suoi rumori, per i suoni, i canti, una volta anche per gli striscioni, i botta e risposta da una curva all'altra. Gli eccessi, insomma. Stavolta è unico per il suo contrario: il vuoto, il silenzio a cui purtroppo ci stiamo abituando. Unico e per forza storico. Ce lo ricorderemo, se lo ricorderanno i nostri figli e i nipoti. Unico perché si gioca in tempo di guerra pandemica, che non avevamo previsto e che ci inchioda nelle angosce e ci regala un calcio stilizzato, sbiadito, irreale. Unico perché non si parlerà di ordine pubblico, anche se magari qualcuno si farà trovare allo stadio, a tifare da fuori. C'è chi dovrà far rispettare le norme anti-Covid, evitando assembramenti e questioni spiacevoli, fuori dal tempo e dalle nostre abitudini.
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Un derby mai visto
Venerdì Lazio-Roma si giocherà in un Olimpico deserto a causa del Covid: non era mai successo
I derby li abbiamo visti in tutti i giorni della settimana, tranne uno: venerdì. E il prossimo completerà il ventaglio. Nella storia, dunque, dovremo annotare anche una sfida in questo giorno. A Roma abbiamo visto derby scudetto, derby drammatici per la salvezza, abbiamo visto partite senza senso per la classifica. Ora l'obiettivo è la Champions, con la Roma più avanti e la Lazio a inseguire. Ma nessuna è nettamente superiore a un'altra. E questo è l'aspetto di normalità che ci godiamo un po'. L'ultimo derby è dello scorso gennaio, poco prima di chiuderci dentro casa e di attendere notizie sui contagi, sui vaccini, su quanti tifosi potevano entrare negli stadi. L'ultimo derby normale, quello. In fondo il derby è quella gara che è meglio non giocare, ma alla fine è bello averla giocata. Ma solo se non la perdi.
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