(Il Messaggero - U.Trani) Oggi più che mai c’è solo il capitano. Adesso, anche se non segna da inizio maggio, non facendo più il centravanti. Nel mese del suo compleanno, quando la prossima settimana spegnerà le 36 candeline sulla torta e brinderà sentendosi il più bel vecchietto del gruppo di Trigoria. Non bisogna certo sfogliare l’album meraviglioso dei suoi ricordi per capire che cosa sta accadendo nella sua ventunesima stagione in serie A.
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Totti, garanzia totale
(Il Messaggero – U.Trani) Oggi più che mai c’è solo il capitano. Adesso, anche se non segna da inizio maggio, non facendo più il centravanti.
Un’immagine recentissima lo inquadra sorridente sul prato di casa e davanti al suo pubblico. E più di ogni altra rende bene l’idea di quanto Francesco Totti sia al centro del pianeta Roma. Florenzi, al settimo minuto di Roma-Bologna, sta festeggiando la sua prima rete all’Olimpico e la seconda di fila in campionato. Un colpo di testa pure questo, come domenica 2 settembre a San Siro contro l’Inter, e ancora per l’1 a 0 giallorosso. A Milano seguendo l’arcobaleno disegnato nella notte dal numero 10, domenica scorsa appoggiando il pallone nella porta vuota dopo un palo colpito con forza dal capitano che ha steso con un tiro il portiere e spiazzato tutta la difesa avversaria.
Totti felice per il vantaggio della Roma. Lo sono i tifosi e soprattutto i compagni. Vanno tutti da lui. Florenzi esulta, gli passa vicino e gli regala un buffetto durante la corsa. Francesco è immobile perché gli altri non gli fanno fare un passo. Sono tutti sopra di lui. Il colosso Tachtsidis si stringe forte al petto il capitano. Lo ringraziano come tutto lo stadio in piedi. Per il vantaggio giallorosso, per Florenzi e soprattutto per lui chiamato a gran voce. Come a Milano.
La Roma di queste prime giornate del nuovo torneo va in altalena. Pareggio, vittoria e sconfitta. Totti, invece, va che una meraviglia. Così l’entusiasmo della gente, nonostante l’unico punto raccolto nelle due partite casalinghe con centomila spettatori (in totale) sugli spalti, è tutto per il binomio che, tredici anni dopo, arriva ancora dritto nei cuori giallorossi. Sono loro due, Zdenek Zeman e il capitano, ad aver ricompattato l’ambiente e ad aver riacceso la speranza. Più di ogni investimento sicuro o di un altro magari esotico nella rosa della Roma che in poco più di un anno è stata già per due volte rivoluzionata. Più del cambio di proprietà, di ogni promessa che magari presto sarà mantenuta e di ogni sogno che si potrà realizzare.
Il boemo del 4-3-3 e il campione infinito portano la Roma sul palcoscenico anche quando le cose non vanno bene. Con loro società e squadra vanno in prima pagina. Solo con Zdenek e Francesco. Alla faccia degli anni che passano per altri e non per loro: 65 il primo, 36 il 27 settembre l’altro. Tocca ai due spingere il gruppo giallorosso in questa fase, delicata e di assestamento. L’allenatore più anziano del campionato e il senatore giallorosso vogliono dare un senso alla nuova avventura. Per rimettere insieme i cocci del fallimento nella stagione scorsa, dimenticare il noioso tiqui taca di Luis Enrique e riconquistare l’Europa lasciata ad altri club.
Il destino avrebbe potuto tenerli lontani da Roma proprio in coincidenza della nuova éra. Zeman era ai margini del calcio italiano e solo nella stagione scorsa si è preso una bella rivincita, primo nel campionato di serie B con il Pescara. Totti, dopo essere stato definito pigro da Baldini (senza volerlo offendere, come ha ribadito pure ieri, sicuramente però con l’intenzione di depotenziarlo all’interno della società e della squadra), ha pensato di andare lui negli Usa proprio nei giorni del nuovo sbarco americano. Se il capitano ha poi deciso di rimanere, la società ha fatto un’inversione di marcia: dopo il no di Villas Boas e la rottura con Montella, dopo il tentativo con Bielsa e gli altri sondaggi all’estero, Sabatini ha pescato il jolly dal mazzo, scegliendo il primo nome per la piazza (non per il club, come sa bene anche il tecnico di Praga e anche chi, bluffando, dice il contrario).
Zeman e Totti, dunque, ancora qui. In controtendenza con il ringiovanimento dell’organico, con l’arrivo di ragazzini e calciatori di prospettiva e affamati. Anche se quelli che non saranno mai sazi sono proprio Zdenek e Francesco e per i tifosi giallorossi va bene così. Perché il capitano, di nuovo esterno a sinistra con il boemo, vola in campo, avendo perso sei chili per dare ancora spettacolo nel sistema di gioco più divertente. In due partite su tre, le ultime due, è stato il migliore in campo. Due assist da favola a San Siro contro l’Inter, due pali colpiti nella partita di domenica contro il Bologna.
Già, il gol che un po’ gli manca. E’ a digiuno dal 5 maggio, doppietta al Catania del suo amico Montella per salire a 215 reti in A e a una da Altafini, terzo nella classifica dei marcatori di tutti i tempi. L’obiettivo è lì, bisogna solo prendere la mira e fare ancora una volta centro. Come accadrà presto con il suo nuovo libro, Il Gladiatore, che è una guida di Roma. Scritta da chi guida la Roma.
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