(Il Messaggero - A.Angeloni) Quando un ragazzino di ormai trentasette anni (arrotondando, quasi quaranta...) ancora detta legge in campo, due sono le cose: o il calcio è finito o lui è il calcio. Questo lui è Totti, quindi optiamo per la seconda ipotesi. Il capitano è il protagonista dell’ultimo derby di Roma. Garcia lo schiera come centrale dei tre offensivi, poi ti accorgi che è un centravanti che in area entra una sola volta e quasi mai si affaccia a ridosso dei sedici metri. Totti è l’uomo in più ovunque: davanti alla sua difesa, a centrocampo e sulla trequarti, che calpesta solo nelle zone laterali (vedi assist a Balzaretti o quando fa espellere, ingiustamente, Dias), mai affondando al centro. Vaga per il campo e questo è il sistema migliore per affrancarsi dalla marcatura di Ledesma e per fare gioco dettando i tempi del possesso palla, sia basso sia alto, mandando così la Roma in superiorità in ogni reparto. Perfetto da un punto di vista tattico e decisivo nelle giocate. Dai suoi piedi partono i (pochi) pericoli nella prima frazione di gioco e nel devastante secondo tempo. Non fa gol ma domina la scena. La squadra corre al suo fianco, a ritmo delle sue giocate. Sempre sublimi. A lui Garcia attribuisce la gestione del pallone: prende falli, fa salire la squadra, gestisce il tempo, lancia i compagni. Tutto ciò che fa un uomo squadra.
rassegna stampa
Totti centravanti, ma sempre lontano dall’area
(Il Messaggero – A.Angeloni) Quando un ragazzino di ormai trentasette anni (arrotondando, quasi quaranta…) ancora detta legge in campo, due sono le cose: o il calcio è finito o lui è il calcio. Questo lui è Totti, quindi optiamo per...
Nel primo tempo grigiastro della Roma, c’è un’occasione gol sufficientemente nitida. Cross in area, zuccata di Gervinho solo davanti a Marchetti. Il cross porta la firma di Totti. Così come quello, nel secondo tempo, che libera il colpo di testa di De Rossi respinto dal portiere della Lazio. Dai suoi piedi parte l’assist per il sinistro liberatorio di Balzaretti e poco prima quello sempre per il terzino che però manda sul palo. Non ha lo scatto e l’allungo di un tempo, è evidente, ma più va avanti e più affina l’intelligenza nel gioco per gli altri. Francesco funziona con la squadra e la squadra funziona grazie alla sua presenza. Poi, è uno spettacolo quando riesce a dialogare con chi parla la sua stessa lingua: benissimo con Ljajic, ad esempio, l’altro uomo che ha spaccato la partita nella ripresa. «Vincere il derby ti cambia la stagione perché rafforza le certezze e regala entusiasmo. Ora però non c'è da festeggiare: c’è la Sampdoria a cui pensare. Se vorremo costruire qualcosa di concreto». Totti dixit.
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