Stadio di proprietà della As Roma e opere di interesse pubblico messe a gara. Ecco le due nuove condizioni che la maggioranza dell’Aula Giulio Cesare vuole portare dentro al progetto dello stadio di Tor di Valle. Le proposte, partite da una schiera di parlamentari Pd, sono pronte a entrare nel dibattito di Palazzo Senatorio. Lunedì è in programma una riunione di maggioranza con l’assessore all’Urbanistica Giovanni Caudo. Per giovedì è atteso il parere della giunta sull’interesse pubblico dell’opera, il primo di una serie di passaggi propedeutici all’operazione calcistico-immobiliare. Anche se ormai sono sempre di più gli esponenti della maggioranza pronti a chiedere che la discussione di un’opera così importante passi anche da un confronto in Consiglio tra maggioranza e opposizione. E infatti così sarà.
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«Tor di Valle, serve il bando»
Stadio di proprietà della As Roma e opere di interesse pubblico messe a gara. Ecco le due nuove condizioni che la maggioranza dell’Aula Giulio Cesare vuole portare dentro al progetto dello stadio di Tor di Valle.
L’AVVISO - Il consigliere democratico Pierpaolo Pedetti, presidente della commissione Patrimonio, spiega: «Lunedì durante il vertice con Caudo proporrò che le opere previste dal Prg, come il raddoppio dell’Ostiense, la realizzazione del ponte sulla Roma Fiumicino e il prolungamento della metro B, vengano messe a gara. E’ una questione di trasparenza, ma anche di rispetto della legittima concorrenza tra le imprese del settore». Per essere chiari: «Visto che quelle opere il Comune le paga con una cubatura pubblica, con soldi di tutti i cittadini, sarebbe giusto prevedere un meccanismo di concorrenzialità tra le imprese».
Il secondo punto su cui la maggioranza non è intenzionata a fare sconti riguarda il rapporto tra lo stadio e la Roma. Nella delibera di giunta del 4 settembre ci sarà scritto che l’impianto dovrà essere legato in maniera «indissolubile» al club. Ma i contorni di questo matrimonio non sono ancora chiari. Lorenza Bonaccorsi, deputata renziana del Pd, va alla carica di un tema già sollevato dal collega Umberto Marroni: «La struttura deve appartenere al patrimonio della società sportiva per evitare che eventuali proprietari di oggi dello stadio diventino gli speculatori di domani». Secondo i progetti presentati lo stadio sarà di una società legata a James Pallotta che a sua volta si farà pagare il contratto di servizio dal club. Una sorta di affitto, insomma. «Nel caso gli attuali soci cedessero le quote della società - continua Bonaccorsi, che anche presidente del Pd Lazio - potrebbero restare proprietari dello stadio continuandolo ad affittare alla As Roma. Si tratterebbe di una rendita inconciliabile con l'interesse pubblico richiesto per una variante al piano regolatore».
IL DIBATTITO - Nel Pd, seppur le acque siano molto agitate, non si placano i dubbi. Uno dei tanti riguarda i volumi previsti intorno allo stadio: 900 mila metri cubi di cemento tra uffici e negozi. Il deputato Roberto Morassut per contestare questa operazione si rifà alla legge sugli stadi, seppur molto ambigua. Spiega il parlamentare: «Cito la legge: gli interventi ammissibili sono quelli strettamente funzionali alla fruibilità dell’impianto e al raggiungimento del complessivo equilibrio economico e finanziario». Ed è qui che cade il problema vero. «Le compensazioni previste dal progetto - dice Morassut - non sono strettamente funzionali perché buona parte sono assentite per coprire i costi delle opere pubbliche che debbono restare fuori dai calcoli in quanto sono dovute anche se il loro costo va oltre gli oneri della "Bucalossi". Questo è il vero problema - chiude il parlamentare - che rende il progetto non in linea con la legge. Infatti è stato dichiarato che le cubature aggiuntive rispetto al costo dello stadio sono previste per pagare le opere pubbliche e quindi non sono "strettamente" funzionali alla fruibilità dell'impianto».
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