Alla fine il via libera della giunta capitolina all’interesse pubblico del nuovo stadio di Tor di Valle travolge tutti. I dubbi di un dibattito smorzato troppo presto diventano prescrizioni che il presidente della Roma James Pallotta e il costruttore Luca Parnasi dovranno rispettare. Paletti, al momento morali, che prenderanno sostanza quando avverrà la firma della convenzione urbanistica con il disco verde al progetto definitivo dell’impianto e delle cubature accessorie (novecentomila metri cubi). Intanto ieri sera, dopo ventiquattro ore di fuoco con la Roma pronta a rinunciare, è arrivato il primo il sì allo stadio.
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Tor di Valle, primo ok su proprietà e trasporti i paletti della Giunta
Nelle undici pagine dove si ritiene il progetto di interesse pubblico sono scritti nero su bianco tutti i problemi (e le soluzioni) di questa operazione.
LA RIUNIONE - Durante la giunta non ci sono stati problemi per il sindaco Ignazio Marino, appena ritornato dalle vacanze negli Usa. L’unico giallo è stato sullo smarcamento di Guido Improta (responsabile dei Trasporti e tra i più scettici in merito alla questione collegamenti dell’area) che alle 19, con la riunione che non iniziava per problemi legati alla delibera da ”stendere”, ha fatto fagotto e se n’è andato («Ho un impegno»). Nelle undici pagine dove si ritiene il progetto di interesse pubblico sono scritti nero su bianco tutti i problemi (e le soluzioni) di questa operazione. Innanzitutto l’intervento per le opere pubbliche: 320 milioni di cui 195 per il prolungamento della linea B da Magliana a Tor di Valle, passaggio pedonale per la ferrovia Fl1, l’adeguamento dell’Ostiense della via del Mare, lo svincolo sulla Roma Fiumicino e gli interventi per prevenire rischi idraulici per gli argini del Tevere. «E se i costi lieviteranno nel corso dell’opera?», ha chiesto in giunta l’assessore Ozzimo. «I privati sosterranno gli aumenti», gli ha risposto il collega Caudo, superparnasiano. Il nodo più delicato che mercoledì ha rischiato di far precipitare tutta la trattativa tra Pallotta e il Campidoglio, alla fine è stato risolto così: lo stadio rimarrà in uso permanente alla Roma, che ne avrà anche il diritto di prelazione, per 30 anni; in caso di rottura dell’accordo ci sarà una penale di 160 milioni di euro. Allo stesso tempo i giallorossi potranno partecipare agli utili dell’impianto, attraverso una joint venture con la società che costruisce. Il sindaco Marino a delibera approvata ha spiegato: «Senza tutti i servizi e i collegamenti non ci sarà nemmeno una partita di calcio. Con gli ultimi investimenti arrivati in città, pari a 4 miliardi di euro, possiamo parlare di un vero e proprio Sblocca Roma». «Ora la palla passerà al Consiglio per l’approvazione della delibera», ha aggiunto il presidente dell’aula Mirko Coratti.
LO SCONTRO - Non è bastato il sì della giunta a fermare un dibattito strozzato sul nascere. Il deputato Pd Umberto Marroni ha definito «non sufficiente» il passo del Comune su proprietà e interesse pubblico: «La legge prevede la perequazione di cubature a favore dei privati per garantire la costruzione degli stadi e la ricapitalizzazione dei club sportivi, cosa che qui non c’è». La presidente della commissione elette Daniela Tiburzi, nel candidare Tor Vergata, ha aggiunto che nel progetto di Tor di Valle mancano i requisiti primari legati alla fruibilità dell’area.
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