Nei terreni dove dovrebbe sorgere lo stadio della Roma è in atto una controversia legale rilevante. Il primo esito lo si avrà il 15 dicembre. Giorno in cui il tribunale stabilirà se i vecchi proprietari, Gaetano e Umberto Papalia, hanno realizzato una bancarotta con la società affittuaria dell'ippodromo di Tor Di Valle, scrive Giuseppe Scarpa su Il Messaggero. Un sistema concepito per vendere l'area nascondendo i debiti.
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Tor di Valle, l’ultima truffa: debiti cancellati sui terreni
In atto una controversia legale sui terreni dove dovrebbe sorgere lo stadio della Roma
I fatti. La società Sais, riconducibile ai Papalia, proprietaria dell'ippodromo Tor di Valle, decide di affittare i terreni alla Ippodromo Tor Di Valle s.r.l per mezzo di una seconda società. Una locazione ultranovennale a carico della Ippodromo Tor di Valle s.r.l., anch'essa riconducibile alla famiglia Papalia. Il contratto viene stipulato il 28 aprile del 2008. Papalia, in pratica, affitta a se stesso. La nuova società appena costituita (Ippodromo Tor Di Valle s.r.l) si fa carico dei debiti della precedente compagine, 16 milioni di euro. Ma c'è di più, sempre la stessa s.r.l non paga l'Iva dal 2008 al 2011.
I Papalia, inoltre, distraggono dalle casse della stessa società 5 milioni di euro. Insomma una gestione, per gli inquirenti, dissennata. Infine l's.r.l. non paga i contratti di locazione alla società titolare dei terreni, la Sais. Perciò quest'ultima azienda non incassando gli affitti pretende di ritornare in possesso dei terreni. Tutto questo meccanismo, per la procura, sarebbe strumentale.
Accade, perciò, che la Ippodromo Tor Di Valle s.r.l diviene la bad company stracarica di debiti mentre la good company, la Sais risulta uscirne pulita, priva di passivi e perciò nelle condizioni di vendere senza alcun problema.
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