rassegna stampa

“Tolleranza zero su calcio e mafia”

L'inchiesta che coinvolge il presidente della Juve Agnelli porterà la commissione Antimafia ad ascoltare i vertici del calcio

Redazione

«Non è possibile che la montagna partorisca sempre un topolino e che passi tutto in cavalleria». Seppur la Commissione Antimafia non intende entrare nel merito dell'inchiesta sui rapporti tra la Juventus e quella parte della tifoserie legata alla ndrangheta, uno dei membri che ha aperto l'istruttoria afferma che va portato avanti un discorso ampio, ovvero la giustizia sportiva non può più essere blanda con questi fenomeni. Non basta una multa per le società e il Daspo per certi tifosi. Va trovato il centro sulle connivenze tra calcio e mafia. Su questa linea si muoverà l'organismo parlamentare che ascolterà i vertici del calcio. Per il momento si è deliberato di ascoltare i presidenti della Serie A e della B ma la lista è lunga e comprende anche Tavecchio, Tommasi (presidente associazione calciatori), i procuratori di Catania, Napoli e Torino e il procuratore della Federcalcio Pecoraro che ha messo nel mirino Agnelli dopo l'indagine partita dalla morte di un capo ultrà bianconero ascoltato nei giorni precedenti il suo decesso  sulla infiltrazione delle cosche nella curva. Accuse respinte dalla Juve con una nota: «Nessun dirigente indagato, la Juve non è ritenuta neanche parte offesa». La Commissione Antimafia inoltre chiederà di ascoltare l'ad Marotta come persona informata dei fatti. Verrà portata avanti nei confronti dei vertici del calcio una moral suasion per inasprire i provvedimenti sui colpevoli di connivenza con le frange estreme del tifo. Ad oggi la sanzione massima prevista è il commissariamento della società, ma si può prevedere anche il criterio della responsabilità oggettiva per quelle società chiamate a rispondere di illeciti con ambienti criminali. «Se c'è qualcuno che governa una società e si mette d'accordo con i clan sulla gestione delle curve va cacciato. La giustizia sportiva deve avere lo stesso peso di quella ordinaria», parole di Favavicepresidente della Commissione Antimafia. «Il tifo nel nostro Paese spesso è considerato come una dimensione a parte, come una terra di mezzo. Ci sono curve che sono capaci di ricattare le squadre e nessuno dice nulla». Il calcio è diventato il maggior campo di investimento della criminalità organizzata. «Nel mondo del calcio la pretesa di legalità è troppo alta, quando si parla di sport c'è sempre un gioco di distinguo, si abbassa il livello di tolleranza e invece conclude Fava è sbagliato muoversi in questo modo».

(E. Pucci)