E adesso, che ci pensi José, scrive Andrea Sorrentino su Il Messaggero. Suo è il regno, sua la potenza. Ormai ha anche assunto questa postura ieratica, vagamente papale e benedicente, e l'ispirazione gli arriva fin troppo naturale nella città del Vaticano. Non a caso si è già premurato di compiere la visita di prammatica in piazza San Pietro. Ma non vuole essere un antipapa, perché l'uomo è cattolicissimo. Lo diverte di più l'idea di un papa profano, un Conducator, una guida spirituale e un trascinatore di una tifoseria che aveva un bisogno vitale di una figura simile, lui lo sa benissimo. Così in due mesi Mourinho ha ipnotizzato Roma e la Roma, l'ambiente, i dirigenti, chi gli sta intorno. Ha fatto l'allenatore e il manager, l'organizzatore del lavoro suo e degli altri, si è costruito uno staff tutto nuovo. E quanto gli piace, far crescere la piantina con le sue mani. Ora tocca a José, far crescere ancora la squadra, affinché anche certi sogni assumano una fisionomia reale, o realistica. Non è arrivato il centrocampista? Vuol dire che Diawara, Villar e Darboe dovranno moltiplicare gli sforzi per rendersi utili e necessari, da loro Mourinho (che però dubita) si aspetta un cambio di passo sul piano del temperamento, dell'intensità, della fede: solo così potranno tornare buoni per la causa. E gli altri, ora che la Roma sta uscendo allo scoperto, che non mollino un millimetro e proseguano il cammino, che diano molto di più, perché la battaglia è iniziata sul serio. Ha bisogno di soldati, di gente che vada oltre i limiti. O lo ami e lo segui ciecamente, o te ne devi andare. Questa è la legge di José. Chi rimane, di solito non se ne pente.
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Il Messaggero
Tocca a Mou andare oltre i limiti
In due mesi lo Special One ha ipnotizzato Roma e la Roma, l'ambiente, i dirigenti, chi gli sta intorno
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